“Ponte Vecchio chiuso, c’è una festa privata” la bellezza in affitto, così i sindaci fanno cassa
FIRENZE — Ponte Vecchio chiuso per festa privata. Casa Ferrari occupa per una sera uno dei simboli più conosciuti di Firenze, per concessione del Comune che in cambio di centomila euro (comprensivi di tassa sul suolo pubblico e straordinario dei vigili urbani a guardia dei due ingressi) ha permesso ai 90 top client del Cavallino rampante di calpestare in esclusiva il selciato su cui si affacciano le antiche botteghe orafe. La vista dell’Arno e del centro storico hanno fatto da sfondo alla cena messa in tavola dal sontuoso catering a cui, nell’ultima parte, ha partecipato pure Luca Cordero di Montezemolo. Tagliati fuori turisti e cittadini infuriati: dalle 17 alle 23 di sabato scorso nessuno poteva violare la privacy dei commensali. E per ore è andata avanti la protesta contro la polizia municipale che si difendeva giurando di fare solo il suo lavoro. C’era un’ordinanza firmata dal sindaco e supportata dal parere favorevole della soprintendente ai beni ambientali ed architettonici Alessandra Marino. Tutto in regola, insomma.
Il giorno dopo però la polemica si ingigantisce. Due storici dell’arte come l’ex ministro Antonio Paolucci e Tommaso Montanari, docente alla Federico II di Napoli, bocciano l’idea di bloccare una via di passaggio. Montanari ci va giù duro: «I beni culturali sono l’unica cosa che in questo mondo si possa ancora sottrarre alle leggi del mercato. Una piazza o un ponte non sono merce da vendere». Il consigliere regionale toscano di Sel Mauro Romanelli s’infuria «al solo pensiero di dare Ponte Vecchio ai super ricchi chiudendolo a giovani e semplici cittadini». Persino il capogruppo del Pdl in Comune Marco Stella, che pure si dice d’accordo con la concessione ai privati, parla di metodo sbagliato: «Non hanno avvertito nessuno », fa notare. E non è l’unico.
Mentre il filosofo Sergio Givone, assessore alla Cultura di Palazzo Vecchio, sposa la linea del sindaco: «Ce ne fossero di Ferrari», dice. «Anche se servirebbe un regolamento ad hoc».
«Centomila euro è una bella cifra, del resto queste sono le tariffe. Ma in ogni caso non è solo questione di soldi», si replica dal Comune. Del resto non è la prima volta che Ponte Vecchio viene utilizzato per qualche evento speciale, era già accaduto qualche anno fa con Lucio Dalla e con lo stilista Roberto Cavalli: «Almeno ora li abbiamo fatti pagare», è la difesa di Palazzo Vecchio. «E poi Renzi si è sempre battuto per la concessione delle piazze». Appena due mesi fa di fronte alla chiesa di Ognissanti e in altri luoghi di Firenze per tre giorni si è celebrato il matrimonio da mille e una notte della figlia di Aloke Lohia, magnate indiano- thailandese dell’acqua minerale. Un evento che ha militarizzato la città, ma ha fruttato non meno di 8 milioni di euro e ha garantito il recupero di due fontane seicentesche. Perché, sotto sotto, il sindaco spera sempre nell’effetto-vetrina e si augura che almeno a uno dei novanta collezionisti di Ferrari atterrati a Firenze venga voglia di investire qui qualche miliardo. Per ora ci ha guadagnato il restauro di una terracotta nel chiostro di Santa Maria Novella per 20mila euro, poi si vedrà.
In tempi di crisi e di casse vuote i Comuni si affidano sempre di più ai loro salotti buoni. A Torino più volte sono state concesse alla Fiat piazza Vittorio e piazza San Carlo per presentare i nuovi modelli e a Napoli sul Lungomare il Comune sta pensando di far gestire spazi pubblici ai privati, dalle aiuole alle piste ciclabili fino a pezzi di strada dove allestire solarium. A Venezia, con lunga scia di polemiche, lo scorso luglio è stata affittata a 3.000 euro (più Iva) l’isola di San Servolo per una festa privata. E a Roma nel 2010 l’Ara Pacis è servita da contenitore per esporre i modelli della piccola utilitaria Dany. In controtendenza il Comune di Bologna, che ha negato l’uso di Piazza Maggiore alla Lamborghini. Alla Ferrari è andata meglio.
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