by Sergio Segio | 5 Luglio 2013 7:27
Un agente del Foreign Service britannico in pensione, persona chiaramente degna, accusa i suoi ex datori di lavoro di complicità in una operazione di insabbiamento voluta da Whitehall e come ricompensa per il disturbo gli arriva subito la minaccia dei tribunali segreti. Ma tra le reazioni immediate che il romanzo ha suscitato questo particolare episodio è passato inosservato.
Cosa sono i tribunali segreti? A che cosa servono? Ufficialmente a proteggere la relazione speciale della Gran Bretagna con gli Stati Uniti, ci dicono; a tutelare la credibilità e l’integrità dei nostri servizi di intelligence. Non importa che per decenni abbiamo gestito i casi sensibili sotto il profilo della sicurezza sgombrando l’aula quando necessario e consentendo agli agenti dei servizi segreti di non declinare le loro generalità e testimoniare dietro uno schermo, reale o virtuale: ora all’improvviso la credibilità e l’integrità dei nostri servizi di intelligence sono a rischio e necessitano di urgente e drastica protezione. Cosa importano la credibilità e l’integrità del parlamento e secoli di giustizia britannica: le nostre spie hanno la precedenza.
E badate, non si tratta di tribunali penali, ma di tribunali civili, che trattano in segreto le istanze di chi intende ottenere riparazione per un’ingiustizia reale o percepita perpetrata dalle agenzie segrete britanniche o americane.
Un fedele soldato britannico vede i suoi commilitoni falciati da fuoco amico? D’ora in poi dovrà rivolgersi ai tribunali segreti. Compensazione per le famiglie colpite? Forse. Ma niente scuse o spiegazioni. Questa è “prudenza”, ossia, in parole povere, non si discute. Ti sei inimicato il colonnello Gheddafi e sei in fuga? Tua moglie è incinta e tu non rappresenti un rischio per l’Occidente, ma l’intelligence britannica ha deciso di organizzare una “rendition” e consegnarti alla Libia per fare un favore al suo vecchio amico colonnello? Ti hanno torturato e ora aspiri ad un indennizzo? Soldi, certo, vuoi soldi, è ovvio. Sei avido, come tutti quelli della tua specie. In realtà Abdel Hakim Belhaj e sua moglie si accontentano della somma principesca di una sterlina a persona citata, più le scuse e un’ammissione pubblica di responsabilità per quello che hanno subito, qualcosa da mostrare agli amici, un gesto dignitoso di umanità e rammarico che in qualche modo chiuda il caso.
Bene, agli occhi del governo britannico i signori Belhaj possono aspettare perché le scuse non giovano all’immagine della nostra relazione speciale con gli Usa né alla credibilità e integrità dei nostri servizi di intelligence. L’-MI6 non ha consegnato i signori Belhaj al colonnello Gheddafi sotto i loro veri nomi, ma semplicemente come “carico aereo”. E l’aeroplano che ha portato la coppia rapita a Tripoli era stato fornito dalla Cia. La credibilità e l’integrità di entrambi i servizi sono ovviamente di primaria importanza e vanno tutelate, costi quel che costi.
Il vero motivo dell’esistenza di questi orribili tribunali segreti, a mio avviso, oltre al desiderio di evitare al nostro stato imbarazzo per la natura dei nostri misfatti, è duplice: la spropositata influenza della comunità di intelligence Usa/Uk sulle nostre istituzioni democratiche e l’urgente necessità avvertita dai nostri rispettivi establishment politici che la Gran Bretagna importi un concetto di segreto di Stato in stile Bush. Perché Barack Obama, una volta al potere, lungi dallo smantellare lo stato segreto di Bush lo ha diligentemente ricostruito ed esteso. Di conseguenza la Cia è diventata un braccio combattente maturo che non deve rendere conto delle sue azioni, abile nell’omicidio extragiudiziale, ma debole nel duro lavoro di raccolta dei dati di intelligence, opera in cui i britannici tradizionalmente sono convinti di eccellere. Nel momento in cui ha assunto l’incarico Obama ha promesso, nell’ambito dell’accordo con la Cia, di non rivangare il passato, ossia di non fare i nomi dei torturatori dell’agenzia o dei vertici dell’amministrazione che avevano guidato
l’azione dei loro sgherri fin nel minimo terribile dettaglio. Ma il passato non sparisce con tanta facilità e il compito più pressante dei nostri tribunali segreti sarà tenere chiuso il coperchio sulle attività illegali della Cia sotto Bush, e la nostra complicità in esse, aprendo tra l’altro la strada perché proseguano in futuro.
Sono due quindi i protagonisti dell’istituzione dei tribunali segreti britannici: i nostri politici — che danno l’idea di non aver capito bene che legge hanno approvato — e le nostre spie. Sappiamo bene che i nostri parlamentari non sono infallibili. Dei nostri servizi di intelligence invece non sappiamo quasi nulla, come è giusto che sia e come piace a loro. Ma chiunque siano e chiunque pensino di essere, sarebbe certo una sorpresa se le loro organizzazioni non fossero inclini agli stessi pastrocchi, insabbiamenti e accessi di follia o quasi che affliggono tutte le altre istituzioni britanniche del giorno d’oggi, dalle banche alla stampa, dal Servizio sanitario nazionale alla Bbc.
Ciononostante sono le spie, in qualità di professionisti della seduzione e della persuasione, e dell’intimidazione, all’occorrenza, ad aver esercitato così validamente pressioni in parlamento. Sono le spie che approveranno e sceglieranno e istruiranno gli avvocati; ancora le spie che produrranno testimonianze e prove che lo sfortunato ricorrente forse non vedrà né contesterà mai.
Supervisione da parte del parlamento? Avete mai visto quegli strani annunci che l’M16 pubblica sui giornali a spese nostre per reclutare agenti? Il succo del messaggio è questo: sapete convincere le persone a tradire il loro paese? Non so bene quanto valga questo particolare talento nelle classifiche della credibilità e della legittimità, ma nei 50 anni da quando ho lasciato il mondo segreto una cosa non è cambiata e non cambierà mai, la dabbenaggine del non iniziato che si trova di fronte alle vere spie. In un lampo tutti i normali criteri di giudizio vanno a farsi benedire: Quest’uomo o donna è stupido, intelligente- acuto-tonto come appare o è tutta una farsa? Quei baffi sono veri? L’accento è proprio quello? Porta davvero gli occhiali con le lenti blu? E poi viene il resto: lui o lei sa che tradisco mia moglie? Le spie da parte loro sono consapevoli del loro fascino misterioso e ci giocano.
Conoscono le leggende che li circondano e le alimentano, addirittura ci credono e, come gli attori, sanno di essere sempre osservati. Il potere che esercitano su di te sta nel darti qualche piccola informazione lasciandoti intendere di sapere molto di più; nel ricordarti i pericoli che affrontano giorno e notte mentre tu te ne stai beato a poltrire nel letto. Devi fidarti di noi, ti dicono, oppure pagherai pegno quando scoppierà la bomba nel bel mezzo del mercato.
E il problema è che, a volte, hanno ragione. Così la cosa più sicura da fare per il vostro politico alle prime armi è dire sissignore e congratularsi con se stesso perché è stato ammesso nel cerchio magico, che ai giorni nostri è molto ampio e include grandi imprese, magnati della stampa, giornalisti stranieri, avvocati, medici e i fabbricanti di candele e quant’altro dell’ironica petizione
di Bastiat. Ho letto da qualche parte che nel solo District of Columbia quasi un milione di individui che non appartengono alla categoria dei dipendenti pubblici sono autorizzati ad accedere a materiale top secret. Un giorno saremo tutti o cittadini autorizzati o “non persone”, cioè ufficialmente ignorati, ma fino a quel momento datemi retta: abbiate paura e continuate ad aver paura finché non vi diranno basta.
Vi ricordate come ci hanno trascinato nella guerra in Iraq — a parte ovviamente il dossier costruito a tavolinoconlacomplicitàdell’M16? Grazie a due ingegnosi fabbricanti di intelligence. Uno di loro, nome in codice Curveball, era un rifugiato iracheno dalla lingua sciolta che ha tirato fuori gli inesistenti laboratori di armi biologiche di Saddam, gli stessi veicoli illusori che Colin Powell mostrò alle Nazioni Unite gran disinvoltura e l’aiuto dei vivaci audiovisivi della Cia. Ricordate lo “slam-dunk”, il canestro facile, l’espressione felice con cui George Tenet, all’epoca direttore della Cia, avallò personalmente di fronte al suo presidente, George Bush, la bufala delle armi biologiche? Ma quando arrivò il momento del voto in parlamento cosa si bisbigliava ai dubbiosi in corridoio? Fatemi indovinare: «Se tu avessi visto le carte che ho visto io» — detto in tono minaccioso e, senza dubbio, con un briciolo di sincero timore — «non avresti dubbi sul da farsi».
E ci scommetto è quello che si sussurra anche oggi. Ed è proprio questo il grande problema. Stiamo tornando a dove eravamo partiti. O siamo con loro o con i terroristi. Ovviamente, come altri autori in questo campo ho contribuito a mitizzare le spie, anche se i miei personaggi sono
dibattuti sulle loro azioni. E a volte mi sento un po’ ambiguo a questo proposito. Ma non sono l’unico. E certo non il primo. E i politici non sono allocchi. Se ricordo bene cinquant’anni fa, ai tempi in cui erano in voga le covert action, le azioni segrete, e i politici venivano chiamati ad autorizzarle erano proprio loro, per lo più, e non le spie professionali a volere il sangue. «I tribunali segreti?» direte voi. «Ma per l’amor di dio, sono solo bancomat per terroristi, modi per fregare lo stato spillandogli milioni di sterline!». Ma non è così. Lo stato viene fregato, è vero, ma non dai terroristi stavolta, bensì da quelli che paga per salvaguardare le sue libertà, conquistate a caro prezzo.
© David Cornwell June 2013 / Agenzia Santachiara (Traduzione di Emilia Benghi)
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