by Sergio Segio | 21 Giugno 2013 7:13
MILANO — Un fiume di latte tossico e cancerogeno, contaminato da una micidiale muffa del mais, la aflatossina, particolarmente pericolosa per i bambini, dal Friuli, dove veniva prodotto, ha invaso mezza Italia: Veneto, Toscana, Umbria, Campania e Puglia. Le conseguenze di una eventuale intossicazione si manifestano con disturbi gastrointestinali e neurovegetativi. «Sbigottita e indignata» per l’intera vicenda si è detta Debora Serracchiani, presidente della Regione Friuli Venezia Giulia. Il latte veniva prodotto da 17 imprenditori agricoli associati al Consorzio di allevatori Cospalat, della provincia di Udine. Poi diluito con latte non contaminato per sfuggire i controlli. E utilizzato anche da diversi caseifici per produrre formaggio. In carcere il responsabile di Cospa-lat, Renato Zampa, 52 anni, di Pagnacco, in provincia di Udine, leader della rivolta contro le quote latte all’origine proprio della creazione del consorzio. Agli arresti domiciliari due suoi dipendenti, la segretaria amministrativa Stefania Botto, 45 anni, di Tavagnacco (Udine) e il responsabile degli autisti, Dragan Stepanovic, 30 anni, originario della Serbia. E le due socie titolari del laboratorio di analisi Microlab snc di Amaro (Udine), complici della truffa, Gabriella Mainardis, 54 anni di Tolmezzo (Udine) e Cinzia Bulfon, 30 anni di Amaro, che nascondevano le contaminazioni. Ventisei gli indagati nell’inchiesta coordinata dal pm Marco Panzeri. Mentre i carabinieri del Nas di Udine hanno sequestrato 1.063 forme di formaggio prodotto con latte contaminato. Il latte veniva destinato anche alla produzione del celebre formaggio Montasio doc, nonostante arrivasse da aziende non certificate per la produzione, violandone il disciplinare. Secondo la ricostruzione fatta dai carabineri del Nas di Udine, comandati dal capitano Antonio Pisapia, il latte destinato al Montasio non avrebbe però contenuto la pericolosa aflatossina.
«La stagione particolarmente siccitosa della scorso anno ha favorito la formazione di funghi e muffe del mais, come le aflatossine — spiega Giorgio Apostoli, responsabile zootecnia di Coldiretti — Quel mais, inutilizzabile, avrebbe dovuto essere scartato e bruciato. Le sostanze tossiche che le vacche mangiano vanno infatti immediatamente a finire nel latte. Qualcuno ha voluto fare il furbo e usare ugualmente il mais di scarto, sperando che nessuno se ne accorgesse.
Bene hanno fatto i Nas a intervenire. A tutela della salute dei consumatori e dell’immagine del made in Italy alimentare». L’associazione di consumatori Codacons vuole che la Procura di Udine renda note le marche e tutti i prodotti in commercio contenenti latte tossico, il suo ufficio legale sta studiando la possibilità di una classaction, un’azione collettiva di tutela.
Dalle indagini è poi emersa una incredibile truffa nella truffa. Il consorzio Cospalat truffava caseifici e distributori ma era a sua volta truffato da due autotrasportatori che rubavano due terzi del latte trasportato nei viaggi verso Toscana e Umbria. I due autotrasportatori pesavano i camion facendo figurare un peso a vuoto superiore al reale. Poi aggiungevano acqua al latte contenuto nella cisterna. Il quantitativo eccedente veniva sottratto durante il viaggio e venduto ad altri.
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