Tav, la resa dei conti

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Gli scontri al cantiere di Chiomonte dello scorso maggio hanno avuto conseguenze?
«No, lo scavo del tunnel geognostico procede regolarmente, al ritmo di un paio di metri al giorno, nonostante isolate azioni di disturbo, a danno di operai che arrivano o se ne vanno dal cantiere. Rispetto ai tempi concordati siamo addirittura in anticipo di qualche mese. I primi 240 metri si scavano con la tecnica manuale, e ne mancano un centinaio; da fine luglio, si passerà allo scavo meccanizzato con la cosiddetta talpa: è una fresa enorme, lunga 150 metri. Già sappiamo che sarà un obiettivo sensibile».

Temete davvero che qualcuno voglia farla saltare in aria?
«La talpa non rappresenta solo un salto di qualità tecnico, perché scaverà a un ritmo cinque volte maggiore rispetto all’attuale, ma anche un simbolo. E’ un segno dell’irreversibilità della lavorazione: non voglio dire che andrà avanti per conto proprio, ma certo non tornerà indietro. C’è chi lo vorrà impedire, ma è una sparuta minoranza. Niente a che vedere con le manifestazioni popolari di dissenso».

Per il tunnel principale manca l’approvazione del progetto definitivo.
«Sì, perché lo abbiamo sottoposto per intero alla valutazione di impatto ambientale. Il Cipe aveva chiesto di far riesaminare solo le parti modificate rispetto al preliminare; noi, però, avevamo preso un impegno con i sindaci e lo stiamo onorando. E’ ragionevole ritenere che l’approvazione arriverà in autunno; nel frattempo, il governo ha approvato il disegno di legge per ratificare l’accordo Italia-Francia. Dopo la pausa estiva, il Parlamento lo approverà e nascerà il promotore, un ente che sostituirà la Ltf nella gestione del cantiere».

Il decreto legge, però, ha spostato 524 milioni che servivano per la Tav.
«Sono soldi accantonati fino al 2016, al momento non ci servono. Il ministro Lupi ha chiarito che si tratta di un’operazione temporanea e di cassa, che noi condividiamo».

Alcuni sindaci della valle hanno interpellato la Procura e la Corte del conti. Sui 24 miliardi di costo complessivo, quanto pagherà l’Italia?
«La sezione transfrontaliera costa 8,3 miliardi. La commissione Ue ha già confermato di volerla finanziare al 40 per cento. Il resto riguarda i singoli Stati: l’Italia sta varando il progetto preliminare. Sul progetto definitivo si potrà chiedere un contributo supplementare, intorno al 20 per cento»

Vi si accusa di essere sordi con i Comuni della valle. Ci sono accordi siglati?
«I due comuni oggetto di cantiere sono Susa e Chiomonte. Con loro c’è un’interlocuzione quotidiana: riceveranno a breve i primi 10 milioni stanziati per vari lavori di tutela. Altri comuni, che per ragioni di politica economica sviluppano una più o meno legittima battaglia contro la Torino-Lione, non sono sul territorio del cantiere. Certuni non sono nemmeno interessati dall’intera linea Tav».


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