Sicurezza in bilico nei cantieri viene meno la valutazione rischi
ROMA — Più facile aprire i cantieri, anche a costo di sorvolare sulla sicurezza dei lavoratori. L’obiettivo annunciato dal governo di semplificare la vita alle imprese – e di risparmiare in questa materia 3,3 miliardi di euro, si legge nella relazione tecnica – rischierebbe, a detta degli esperti del settore, di trasformarsi in un pericoloso boomerang, tutto giocato sulla pelle delle persone. Le norme in questione erano state dapprima inserite nel disegno di legge sulle semplificazioni, approvato ieri dal Consiglio dei ministri. Poi a sorpresa, transitate quasi tutte nel decreto del Fare, ora al vaglio della Ragioneria.
E dunque presto in vigore. Ma cominciano a suscitare più di una perplessità.
Chi si occupa di sicurezza sul lavoro lo definisce un terremoto che ripiomba l’Italia indietro di anni in termini di prevenzione e tutela, in un Paese dove muoiono di lavoro 3-4 persone al giorno. Proprio perché dietro un’apparente taglio a scartoffie e adempimenti, si nasconderebbe una
deregulation assai pericolosa. Si parte con i «settori di attività a basso rischio» che nessuno sa cosa sono, da fissare con decreto del ministro del Lavoro.
Ebbene per questi settori il Duvri non è più obbligatorio. Ovvero il documento di valutazione dei rischi, che fin qui serviva a separare le lavorazioni in cantieri dove convivono più ditte e dove i rischi di intralci e incidenti sono altissimi. Niente più documento formale datato e firmato dal datore,
dunque. Al suo posto un «incaricato», pure un operaio in teoria. Il Duvri salta anche in generale, senza limiti di settori quindi anche in quelli ad altissimo rischio – purché «la durata non sia superiore ai dieci uomini- giorno»: cioè un giorno con dieci lavoratori o dieci giorni con un lavoratore, o due operai in cinque giorni e così via. Ma è chiaro che il rischio non è legato alla durata, quanto all’attività in sé.
E ancora. Se un’impresa apre un locale nuovo – un sottoscala senza aria né finestre – l’organo di vigilanza, come la Asl, a cui viene notificato l’apertura, non potrà più chiedere modifiche per violazioni di norme di urbanistica. Viene poi abolito il “titolo IV” del testo unico sulla sicurezza sul lavoro. Questo significa che nei cantieri mobili («realizzazione o manutenzione di infrastrutture per servizi», quindi ponti, strade…), purché anche qui la durata non superi i dieci uomini-giorno, i lavori potranno iniziare anche senza direttore lavori o responsabile della sicurezza. In più, Psc e Pos (documenti obbligatori in cui le aziende esplicitano le cautele prese per evitare rischi) saranno «semplificati». Mentre per denunciare la fuga di un virus dal laboratorio o il rischio amianto o di sostanze cancerogene basterà un «invio telematico »: una mail e neanche certificata. La norma più critica infine è quella che cancella l’obbligo per il datore di comunicare alla polizia un grave infortunio (inabilità sopra i 3 giorni) o la morte di un dipendente. Basterà il database Inail. La Asl già oggi informa la Procura (ma solo per inabilità sopra i 40 giorni).
Ieri intanto il governo ha approvato il ddl Semplificazione «a costo zero» per la «sburocratizzazione dell’amministrazione», complementare al decreto Fare, con risparmi stimati a regime per 9 miliardi. «Si completa così la prima fase dei provvedimenti in materia di semplificazione per i cittadini», ha detto ieri il ministro D’Alia. Mentre l’atteso decreto sul lavoro slitta dal Consiglio dei ministri di venerdì alla prossima settimana (forse martedì).
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L’Unione sindacale di base aveva invece proclamato una giornata di sciopero generale del pubblico impiego. «Una prima urgente risposta a cui seguirà una stagione di lotta», l’hanno definita.