Si indaga sulla catena di comando Il ruolo di questore e Digos

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ROMA — Adesso la poltrona a rischio è quella del questore di Terni Luigi Vita. Perché la reazione dei poliziotti di fronte ai lavoratori della Thyssen che per protesta volevano raggiungere la stazione e bloccare i binari, è apparsa sin da subito spropositata. Ma soprattutto perché ad apparire spropositato è stato lo spiegamento di forze deciso per fronteggiare i manifestanti: tra i sessanta e i cento agenti dei reparti mobili schierati in tenuta antisommossa. Reparti che hanno stretto il corteo e per fermarlo hanno deciso di intervenire con scudi e manganelli.
Alla vigilia del suo insediamento ufficiale, il nuovo capo Alessandro Pansa si trova a gestire la prima difficoltà. E decide di affrontarla in maniera decisa, avviando immediatamente l’inchiesta interna e affidandola al capo degli ispettori Domenico Vulpiani. Sa bene il prefetto che la polizia non può consentirsi altri errori in materia di ordine pubblico, dopo quanto accaduto nel passato, dunque chiede una relazione immediata per ricostruire quanto accaduto ieri e nei giorni precedenti la manifestazione. Una posizione condivisa con il ministro dell’Interno Angelino Alfano e con il suo vice Filippo Bubbico. È proprio quest’ultimo, dopo aver visto i filmati sugli scontri trasmessi dai siti Internet e dalle televisioni mostrare il sindaco Leopoldo Di Girolamo sanguinante, ad assicurare di aver «compreso lo sgomento dei cittadini e dei lavoratori di Terni». Così, dopo aver auspicato «che non ci siano strumentalizzazioni», afferma: «Bisognerà accertare la dinamica dell’accaduto e le ragioni del comportamento delle forze dell’ordine».
Il video diffuso in serata dalla polizia per dimostrare che il primo cittadino è stato colpito da un ombrello e l’identificazione di chi lo brandiva, servirà alla magistratura per accertare le responsabilità specifiche del ferimento. Ma ciò non sembra poter placare le polemiche sulle modalità di gestione della piazza. Perché la protesta era stata organizzata dagli operai per difendere il proprio posto di lavoro e per questo desta perplessità la scelta di utilizzare la linea dura, anche tenendo conto della presenza di assessori, consiglieri regionali e politici nazionali chiamati a fare da mediatori.
Secondo le prime informazioni che filtrano sulla ricostruzione dei fatti offerta agli ispettori il questore avrebbe spiegato di aver ricevuto nei giorni scorsi notizie sulla partecipazione al corteo di personaggi «infiltrati» e per questo avrebbe chiesto a Roma di inviare rinforzi, anche tenendo conto che a Terni non ci sono contingenti dei reparti mobili. In particolare avrebbe sottolineato il rischio che i manifestanti occupassero la linea ferroviaria con l’intenzione di bloccare per ore la circolazione dei treni. In realtà già in passato era accaduto che i lavoratori entrassero simbolicamente nella stazione, salvo abbandonarla poco dopo. Questa volta è andata diversamente e adesso bisognerà capire perché. Qualcuno sostiene che il «difetto di comunicazione» tra manifestanti e polizia potrebbe essere stato causato dal fatto che la scorsa settimana è stato rimosso il capo della Digos, vale a dire il funzionario delegato a trattare con gli organizzatori le modalità del corteo.
Sarà l’inchiesta interna ad accertare eventuali responsabilità della «catena di comando», intanto è evidente la preoccupazione dei sindacati che quanto accaduto ieri possa infiammare altre situazioni già molto a rischio. Lo dice senza mezzi termini Enzo Letizia, il segretario dell’Associazione Funzionari, quando sottolinea come «in un momento di grandissima tensione come è quello che stiamo vivendo, le istituzioni devono collaborare al massimo tra di loro e adoperarsi affinché le tensioni non si trasformino in scontri». Letizia tiene a evidenziare che «la polizia non è mai contro qualcuno, anzi. E per questo bisogna evitare di fare processi sommari fra chi sta dalla stessa parte». È dura invece la reazione del segretario del Sap Nicola Tanzi di fronte alla presa di posizione del presidente del Consiglio Enrico Letta che parla di «fatti gravi, che non devono più accadere». «Il nostro invito al premier, che non è un cittadino qualunque, è di essere più cauto nelle sue dichiarazioni — afferma Tanzi — in quanto sta parlando di gente, i poliziotti, che rischia la vita tutti i giorni per pochi spiccioli e che interviene solo se è disposto da chi gestisce l’ordine pubblico. Sarebbe gravissimo delegittimare o condizionare l’operato delle forze di polizia che devono tutelare l’ordine e la sicurezza pubblica e non essere bastonati e feriti senza poter reagire. Purtroppo si sta giocando col fuoco, le forze di polizia si sentono spesso attaccate e accerchiate, complici una certa politica, una certa magistratura e anche certi media. A questo gioco al massacro noi non ci stiamo».
Fiorenza Sarzanini


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