Rom, Ue: “Integrazione ancora lontana”. I progressi dell’Italia
Bruxelles – Gli Stati membri dell’Unione Europea devono fare di più per proteggere i 10-12 milioni di Rom che vivono oggi in Europa. L’allarme è lanciato dalla Commissione Ue che ha presentato oggi il suo rapporto sullo stato dell’arte per quanto riguarda l’attuazione delle strategie nazionali per la tutela dei Rom. Secondo la relazione, l’integrazione sociale ed economica e la parità di trattamento della più grande minoranza europea sono ben lungi dall’essere raggiunte. L’esecutivo di Bruxelles ha anche adottato una raccomandazione rivolta agli Stati membri con le misure da attuare per fare concreti passi avanti.
L’Italia è fra i sedici Paesi che hanno fatto registrare progressi per quanto riguarda il coordinamento delle politiche nazionali di integrazione e fra i diciotto Paesi che hanno migliorato le sinergie in materia fra autorità locali e governo centrale. Inoltre risulta anche uno fra gli Stati membri che hanno iniziato un dialogo sull’integrazione dei Rom con regioni e comuni e uno dei pochi paesi ad aver destinato risorse alle autorità locali.
Quello che invece manca all’Italia è invece – secondo la Commissione – un maggiore coinvolgimento della società civile con un dialogo strutturale e misure concrete per combattere la discriminazione dei Rom, a dispetto delle campagne pubbliche di sensibilizzazione che sono state organizzate. Inoltre l’Italia, come tutti gli altri Stati membri – nonostante abbia visto riconosciuto lo sforzo per stanziare fondi a favore dell’integrazione dei Rom – viene sollecitata dalla Commissione ad accrescere tali risorse economiche.
Per quanto riguarda la raccomandazione adottata oggi, che dovrà essere approvata dal parlamento Europeo e dagli Stati membri all’unanimità prima di diventare effettiva, questa si concentra su quattro punti: accesso all’istruzione e al lavoro, assistenza sanitaria e diritto all’alloggio. Nella raccomandazione si sottolinea anche come debbano essere destinate risorse sufficienti all’integrazione dei Rom (sia con i fondi europei che con i fondi nazionali, e in particolare destinando il 20% dei fondi di coesione ricevuti da ogni Stato membro all’inclusione sociale) e come particolare enfasi debba essere posta sulla protezione di donne e bambini.
Dall’entrata in vigore della raccomandazione, gli Stati membri avranno due anni di tempo per adottare le misure richieste. La relazione presentata oggi ha anche illustrato esempi di buone pratiche di integrazione già in atto, come il piano di inclusione adottato dalla città di Berlino, la cooperazione fra attori locali e autorità nazionali in Francia, il lavoro compiuto in Bulgaria per mobilitare i fondi Ue, i quindicimila posti nelle scuole e nelle università riservati ai Rom dalla Romania, i 158 agenti di polizia formati dalla Spagna per meglio affrontare problemi specifici legati ai Rom e il meccanismo ideato dall’Ungheria per verificare l’effettiva attuazione della strategia nazionale per l’integrazione. (mmo)
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