Riforme, si parte dal bicameralismo Consultazione pubblica sul web

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ROMA — Tra 10 giorni si concretizzerà l’idea del governo di lanciare una consultazione pubblica sui temi della riforma costituzionale «che utilizzi la Rete e che abbia lo scopo di portare fuori dal palazzo» il dibattito in atto tra i «saggi» insediatisi in via della Stamperia. Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, che ha partecipato alla prima seduta della commissione con i ministri Gaetano Quagliariello e Dario Franceschini, non ha nascosto la solennità del passaggio: «La grande qualità di questa commissione rappresenta un ulteriore sprone a cogliere un’opportunità unica che non va assolutamente sciupata». Perché, ha aggiunto Letta, «le riforme strutturali della Costituzione sono funzionali alle altre riforme» sollecitate dall’Europa.
«Tra dieci giorni contiamo di proporre la più grande consultazione del genere sul Web mai fatta in Europa che, in questo caso, verrà effettuata in tre fasi. Due aperte, di facilissimo accesso, alle quali potranno partecipare tutti, e una chiusa, indirizzata all’accademia, agli universitari, agli studi professionali», annuncia Quagliariello. Che poi aggiunge: «Ho ripreso il modello di consultazione Web già utilizzato da Brunetta per le semplificazioni, da Profumo, da Barca». L’errore da non ripetere, pare di capire, è quello di proporre alla Rete domande generiche che, come nel caso della consultazione sulla «spending review» promossa dal governo Monti, scaricarono su Palazzo Chigi una mole considerevole, caotica e sgrammaticata, di suggerimenti. Così, nello schema proposto dal Dipartimento delle Riforme guidato dal professor Antolini, le domande sulla modifica della Costituzione saranno sobrie e, soprattutto, implicheranno risposte multiple standardizzate su bicameralismo paritario, numero dei parlamentari, forma di Stato e di governo e legge elettorale.
I 35 esperti (in realtà sono 42 compresi i 7 «redigenti») nominati con decreto del presidente del Consiglio, che entro il 15 ottobre dovranno produrre una relazione in cui si evidenzino le criticità dell’assetto attuale e si individuino le possibili ipotesi di riforma, non saranno comunque lasciati soli. Ora, a Palazzo della Stamperia, arrivano anche i «caschi blu del Parlamento» sollecitati proprio da Quagliariello per vigilare sui lavori della commissione: «Qualcuno ha ventilato il rischio di indebite ingerenze per cui ho scritto ai presidenti delle commissioni Affari costituzionali per chiedere l’invio di osservatori», taglia corto il ministro. Che risponde anche a Sandro Bondi (Pdl): «Ci dicono che certi toni ultimativi sui tempi complicano l’iter? Bene, posso rispondere che talvolta le stesse fonti ci accusano o di voler prendere tempo o di voler procedere troppo in fretta. Delle due l’una».
Il presidente della I commissione della Camera, Francesco Paolo Sisto (Pdl), ha nominato come osservatore il presidente della Corte d’appello di Bari, Marino Caferra. Anna Finocchiaro (Pd), presidente della I commissione del Senato, punta invece su Antonio Saitta, ordinario di diritto costituzionale a Messina. Finocchiaro, tuttavia, torna a insistere su un punto che le sta a cuore: «In Parlamento dobbiamo mettere in sicurezza il Paese rispetto al rischio che si possa tornare a votare prima che il percorso delle riforme costituzionali sia compiuto. Per cui dobbiamo evitare che si torni a votare con il “porcellum”».
A palazzo della Stamperia — dove i 42 saggi più i 2 osservatori si riuniranno con Quagliariello il lunedì dalle 11 alle 18.30 fino al 15 ottobre (escluso agosto) — la legge elettorale è ultima in agenda. Il primo giro di tavolo (hanno parlato soprattutto i costituzionalisti) è stato dedicato al bicameralismo paritario. Tre i punti di convergenza: mantenere il bicameralismo, una sola camera però che esprime la fiducia al governo, diminuire il numero dei parlamentari. C’è disaccordo, invece, sull’elezione del Senato: diretta o indiretta? E l’elettorato passivo spetta solo ai consiglieri regionali? Lunedì si parla anche del Titolo V e della forma di Stato.


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