Piano per l’Iva, meno incentivi alle imprese

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ROMA – Le ipotesi di base messe a punto dai tecnici sono quasi pronte, ed il momento delle scelte politiche si avvicina. Già in settimana il premier Enrico Letta e il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni avranno davanti un primo quadro delle risorse che possono essere recuperate in tempi brevi per finanziare il rilancio della crescita, e avvieranno il confronto con i partiti. La prima tappa sarà il pacchetto per l’occupazione giovanile, a cui Letta tiene moltissimo e per il quale, in attesa dei fondi Ue che il premier chiederà a Bruxelles a fine mese, sono stati individuati 3-400 milioni di euro (che con i fondi Ue potrebbero salire a 1,5 miliardi). Per Imu e Iva, però, nel bilancio non ci sono fondi e si dovrà tagliare altrove. L’operazione, insomma, non sarà indolore.

Escluso il ricorso a nuove tasse, i tecnici dell’esecutivo hanno suggerito diverse possibili strade, a prescindere dalla loro percorribilità politica. Una è la revisione delle agevolazioni fiscali, un tesoretto da 250 miliardi l’anno. L’altra è la prosecuzione della spending review sui consumi intermedi della pubblica amministrazione e l’attuazione dei precedenti progetti per tagliare i contributi alle imprese come il piano Giavazzi. Un’altra, ancora, punta sull’accelerazione dei costi standard nella sanità e la riforma dei ticket con il «sanitometro», cioè la compartecipazione alla spesa da parte dei cittadini in funzione del reddito e delle patologie.

Il confronto con Pd e PdL che inizierà in settimana servirà a chiarire i reali margini di manovra del governo, e dunque le concrete possibilità che ci sono sia di evitare, o allontanare, l’aumento dell’Iva, che di ridurre, o abolire, l’Imu sulla prima casa. Letta e Saccomanni sanno bene che senza scelte politiche coraggiose non sarà possibile risolvere sia il problema dell’Iva che quello dell’Imu. E con il quadro delle esigenze finanziarie davanti, chiederanno al Pd, al Pdl e a Lista Civica di uscire una volta per tutte allo scoperto.

La manovra sulle agevolazioni porterebbe soldi immediati: un taglio del 10% farebbe risparmiare 25 miliardi in un anno. Ma tagliare le «grandi» detrazioni e deduzioni, quelle sul casa, lavoro, pensione e spese mediche, è stato finora impossibile. Ed abolire la miriade di regimi speciali particolari è garanzia di scontro con le categorie interessate.

Si potrebbe affondare la spending review sulla pubblica amministrazione, ma i debiti fuori bilancio dei ministeri fanno temere anche la Corte dei Conti che la spesa non sia più molto comprimibile. Mentre dal piano Giavazzi sui contributi alle imprese, tolte quelle pubbliche, si potrebbero ricavare 300 milioni quest’anno e 600 il prossimo (ma tagliando i fondi per le università private, quelli alle emittenti locali, quelli per l’editoria). Poi c’è la sanità. Sul 2014 pende la minaccia di nuovi ticket per 2 miliardi ed il governo sta seriamente considerando l’ipotesi di una riforma più ampia, legando le prestazioni al reddito dei cittadini, da accompagnare all’accelerazione dei costi standard.

Mario Sensini


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