Petrarca, viaggi, ebraismo: ecco i libri di Michelstaedter

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Amici e compagni di studi hanno tenuto viva la memoria, pubblicando a proprie spese scritti, tesi di laurea, poesie. Appena sei decenni dopo, la fama di questo giovane geniale cominciò a diffondersi. Di lui ha parlato il «Corriere», Claudio Magris ha dedicato a lui importanti articoli e un romanzo. Sergio Campailla ha condotto per quarant’anni ricerche in mezza Europa, giacché nella sua vita, senza che se ne accorgesse, entrarono movimenti politici internazionali, dalla Russia all’Italia, all’Inghilterra, agli Stati Uniti. L’editore Adelphi ne ha pubblicato quasi tutti gli scritti, a Gorizia esiste un fondo di suoi disegni, dipinti, lettere, manoscritti.
Carlo Michelstaedter ha raccontato le disperanti condizioni in cui un giovane della sua epoca doveva orientarsi nel mondo. Due guerre mondiali, campi di sterminio, razzismo, pulizia etnica erano per lui i frutti della «retorica»: così chiamava una delle più micidiali armi della sopraffazione, la manipolazione della realtà. La persuasione e la retorica è il titolo del suo scritto più famoso, la sua tesi di laurea all’Istituto di Studi Superiori di Firenze.
In questi giorni, dopo più di un secolo sono apparsi i libri che Carlo leggeva a Firenze: molti pezzi della sua biblioteca e di quella di suo padre, direttore della filiale goriziana delle Assicurazioni generali. Carlo, nato a Gorizia era suddito dell’imperatore Francesco Giuseppe. A Firenze quindi era straniero, pur essendo «nativo parlante» (come dicono i linguisti), completamente italiano. Firenze era una città internazionale. Là Michelstaedter aveva conosciuto una giovane anarchica russa di cui si innamorò. Questa tumultuosa donna si uccise nel mezzo di una piazza di Firenze gridando parole sconnesse, trasformando il proprio suicidio in spettacolo. Carlo cadde in uno stato di prostrazione da cui uscì ma che lasciò una profonda traccia in lui. Da lì a poco seguì l’esempio della donna: nessuno saprà mai perché. La sua famiglia, compresa l’amatissima madre, finì nei campi di concentramento tedeschi dove fu sterminata. Appartenevano alla comunità ebraica di Gorizia. Solo la sorella Paola sopravvisse grazie al suo matrimonio con un cristiano. E lei raccolse tutti i documenti esistenti del fratello Carlo.


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