Ora Grillo e Casaleggio chiamano i dissidenti: dobbiamo restare uniti

by Sergio Segio | 20 Giugno 2013 6:19

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MILANO — La strategia è quella della falange. Il mantra è il ritorno alla compattezza. Gli scricchiolii, le tensioni, le dichiarazioni (e ovviamente anche gli allontanamenti e le espulsioni) hanno lasciato il segno anche sui leader del Movimento, che hanno deciso di prendere in mano di persona la situazione. Un giro di telefonate con i dissidenti per tastare il polso dei Cinque Stelle, capire quanto ci sia di vero nei progetti di scissione. Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio sono intervenuti in prima persona con senatori e deputati. Lo stratega nei giorni scorsi dovrebbe avere contattato direttamente Lorenzo Battista, ieri invece il capo politico dei pentastellati ha telefonato a Tommaso Currò e a Paola Pinna.
Colloqui lunghi, per tranquillizzare e sondare gli animi. Specie nel caso della deputata sarda, duramente attaccata sul web dopo le prese di posizioni contro i fedelissimi bollati come «talebani». Proprio Pinna racconta: «Abbiamo parlato di dinamiche interne al gruppo». E aggiunge: «Beppe era abbastanza sereno, c’è voglia di risolvere i problemi». Un primo passo in vista del summit con i parlamentari che si dovrebbe tenere la prossima settimana. Un passo decisivo. «C’è un tentativo di evitare altri strappi e tenere unita anche la base degli attivisti», commentano nei Cinque Stelle. Una strategia che dovrebbe rafforzarsi ancor di più dopo l’esito del voto su Adele Gambaro, con gli attivisti spaccati in una proporzione di due a uno. «I timori che al prossimo voto si arrivi a una maggioranza stiracchiata sono elevati», spiegano nel Movimento. «Beppe ritiene — fanno sapere i pentastellati — che, finita la campagna elettorale, sarà più presente perché ai suoi manca un confronto con lui, altrimenti si rischia di parlare attraverso comunicati stampa».
Anche l’ala dei fedelissimi segue l’esempio di Grillo e Casaleggio. Ieri sarebbe stata ritirata la richiesta di espulsione per Pinna. Alcuni parlamentari sostengono che sia solo uno stratagemma per incastrare chi è interessato, a loro avviso, a tenere solo la diaria. «Noi la vogliamo mettere spalle al muro con i fatti», affermano. Intanto, la deputata sarda — che si definisce «sempre ottimista» — ha ribadito la presa di posizione nei confronti della Gambaro: «Il voto? Era prevedibile che finisse così. Ho difeso Adele — ha dichiarato — come avrei difeso chiunque». Una posizione, quella del no all’epurazione, che vede schierato sulla stessa linea anche Federico Pizzarotti. Il sindaco di Parma ha ritwittato il voto di un militante contrario all’espulsione della senatrice. È il tweet di Davide Valeriani, ingegnere informatico, attivista di Reggio Emilia, collaboratore della senatrice emiliana Maria Mussini: «Ho appena votato NO all’espulsione di Adele Gambaro. C’è tempo fino alle 17.00…». Anche altri parlamentari hanno esternato il loro dissenso. «La rete non aveva elementi per giudicare correttamente. L’espulsione di Adele Gambaro è per il Movimento Cinque Stelle un danno d’immagine enorme — ha dichiarato Roberto Cotti —. Una cosa assurda espellere una persona che fa una dichiarazione che non condividiamo».
In Parlamento, comunque, i Cinque Stelle si avvicinano al momento della verità sulla diaria. Da venerdì in poi deputati e senatori potranno restituire le eccedenze con bonifici bancari. Nel caso di mancate restituzioni scatterebbero però nuovi guai e crepe all’interno del gruppo: in quel caso ci sarebbero una violazione palese dello Statuto e, forse, nuove possibili espulsioni.
Emanuele Buzzi

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