Operai in corteo, carica della polizia Ferito alla testa il sindaco di Terni
ROMA — «Dimissioni, dimissioni», il coro dei lavoratori si alza sotto le finestre della Prefettura di Terni. È quasi mezzogiorno, la manifestazione è finita male, i poliziotti dei Reparti Celere venuti da Roma e da Firenze hanno caricato con i manganelli il corteo degli operai dell’acciaieria ternana per ben due volte alla stazione ferroviaria. I poliziotti avevano l’ordine di impedire che i manifestanti occupassero, seppure simbolicamente e per pochi minuti, i binari. Fa niente se a quell’ora era previsto solo un treno per Spoleto: gli ordini sono ordini. E giù botte.
Il sindaco Leopoldo Di Girolamo e un caporeparto della fabbrica siderurgica, coinvolti negli scontri mentre tentavano di mediare, sono finiti dritti all’ospedale. Poliziotti contro operai, un mercoledì da dimenticare. Durissimo il presidente del Consiglio, Enrico Letta: «Stamattina è successo un fatto grave, ho parlato con il sindaco e mi sono scusato con lui. Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha già mandato un’ispezione per capire cosa è successo. Perché non dovrà più accadere. Non faremo sconti a nessuno». Il senatore democratico Gianluca Rossi, anche lui in prima fila nel momento delle cariche della polizia, ha presentato un’interrogazione urgente. Martedì prossimo a Terni si torna in piazza per il futuro dell’acciaieria, un milione e 200 mila tonnellate prodotte ogni anno, «una ricchezza pari al 20 per cento del Pil di tutta l’Umbria», racconta l’ex sindaco Paolo Raffaelli. L’acciaieria Ast, un tempo ThyssenKrupp, oggi è in mano ai finlandesi di Outokumpu, che però non sembrano più convinti sul da farsi, perciò si rischia la paralisi produttiva.
Ma la polizia si difende, mostra un video in cui spunta un ombrello agitato da un manifestante: il manifestante è stato identificato, l’ombrello sequestrato. «Il video ha permesso di stabilire la verità — dice il ministro Angelino Alfano —. La polizia ha svolto regolarmente il suo compito di tutela dell’ordine pubblico e dei cittadini». Il sindaco Di Girolamo, però, replica stizzito: «Ombrellata o manganellata, la questione è politica. I poliziotti hanno usato i manganelli contro i lavoratori e contro le istituzioni». Sotto la Prefettura, intanto, gli operai della fabbrica Acciai Speciali Terni (Ast), sciolto il corteo organizzato per difendere i loro 5 mila posti di lavoro, invocano le dimissioni del prefetto Vittorio Saladino e del questore di Terni Luigi Vita, accusati di non aver saputo gestire l’ordine pubblico: «Perché questa volta hanno chiamato la Celere? — protestano —. Tutti gli anni manifestiamo e con la polizia e i carabinieri di Terni non è mai successo niente, l’occupazione simbolica della ferrovia ci è sempre stata concessa. Siamo tornati ai tempi di Scelba…».
Fanno dell’ironia amara, i metalmeccanici umbri. Erano partiti, ieri mattina, da viale Brin, accanto alla lapide che a Terni ricorda l’operaio comunista Luigi Trastulli, ucciso dalla Celere mentre manifestava contro la Nato il 17 marzo del 1949, ai tempi di Mario Scelba ministro dell’Interno.
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