by Sergio Segio | 29 Giugno 2013 6:43
BRUXELLES — Letta ama le metafore sportive: «Abbiamo vinto bene nella lotta alla disoccupazione giovanile, abbiamo pareggiato sulla Bei». Sull’unione bancaria è andata un po’ meno bene: «Qui c’è stato un compromesso, ma speriamo di raggiungere dei risultati pieni entro la fine dell’anno». Sull’economia italiana invece «ora siamo al gran premio della montagna, ma a fine anno dovrebbe arrivare la pianura…».
Il capo del governo è molto soddisfatto, rivendica una fetta dei risultati del Consiglio europeo, li attribuisce allo sforzo italiano. Il vertice che ha definito l’uscita del nostro Paese dalla procedura d’infrazione, che ha trovato un accordo sul prossimo bilancio della Ue, ha anche accolto alcune delle richieste italiane sui fondi contro la disoccupazione giovanile: saranno 9 miliardi e non 6, all’Italia andranno in tutto 1,5 miliardi, saranno spendibili (una prima parte) già dal prossimo gennaio. «È un passo avanti, ma non ci fermeremo, triplichiamo la cifra che inizialmente si pensava, nel 2015 chiederemo il rifinanziamento».
Sulla Bei, la Banca europea degli investimenti, «siamo ancora in una fase di partenza», ammette invece Letta. L’Italia chiede che la banca abbia un ruolo più incisivo nel finanziare l’economia, «anche per tutelare il ruolo della Bce», ma in Consiglio su questo punto non c’è ancora accordo. In ogni caso pensare di attribuire un ruolo diverso alla banca che ha sede in Lussemburgo «non significa voler metterne a repentaglio la tripla A».
Non ci sono grandi novità sull’unione bancaria, o «il pachiderma», definizione interna al Consiglio che Letta svela per condividerne il significato. Anche qui, come sulla Bei, le resistenze tedesche fanno ancora premio. È intervenuto anche Mario Draghi, occorreranno fondi nazionali per garantire il meccanismo di risoluzione delle crisi, ma è probabile che prima delle prossime elezioni tedesche il tema resterà in qualche modo congelato.
In ogni caso quello che per il momento conta di più, agli occhi del premier, sono i fondi contro la disoccupazione giovanile, «sono misure concrete, rispondono alla mia idea, abbiamo bisogno di un’Europa pragmatica, non della retorica. Troppe volte le conclusioni di questi vertici sono piene di sigle familiari per euroburocrati ma che ai singoli cittadini non dicono niente». E sempre in tema di rivendicazioni è un attimo e le valutazioni si spostano all’Italia, alle polemiche sulle coperture: «Chi pensa che io sia qui per sfasciare i conti pubblici ha sbagliato primo ministro, sono qui per ritrovare la crescita senza intaccare i conti>.
Visto che si è discusso anche di fondi strutturali c’è da aggiungere che d’ora in poi «non potremo più permetterci di perdere un solo euro, troppi soldi sono stati buttati via o caricati sulle spalle dei risparmiatori». Ed un analogo cambio radicale di consapevolezza bisognerebbe fare a proposito di spesa pubblica: «Trovo divertente parlare di 7-8 miliardi di spesa pubblica improduttiva, ogni comparto del nostro bilancio ha alle spalle delle persone, dietro le scelte ci sono persone, dalle incentivazioni fiscali ad altre spese, ci sono sempre categorie di cittadini. È chiaro che io voglio aggredire la spesa pubblica, ma voglio farlo per bene, analizzando bene le conseguenze, ho ancora davanti a me l’incubo degli esodati, che forse ci trascineremo per anni, e che non deve più ripetersi».
E Berlusconi? Le critiche del Pdl? «Sono fiducioso che il Pdl appoggerà il governo, lo ha fatto finora in tutte le decisioni prese, sono sicuro che non ci sono influenze delle vicende giudiziarie di Berlusconi, nessuno qui ne ha parlato>. E di sicuro qui non serve sbattere i pugni, l’incitazione del Cavaliere suscita un filo di ironia: «Magari un giorno mi toccherà togliermi la scarpa come Krusciov!».
Marco Galluzzo
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