Legge Fini-Giovanardi, “raddoppiati i detenuti per possesso di stupefacenti”

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ROMA – L’impatto della legge antidroga Fini-Giovanardi sul carcere riguarda 4 detenuti su 10: dal 2006 al 2012 in Italia sono aumentati gli ingressi in carcere per droga e sono raddoppiati i detenuti per la violazione dell’art. 73, riguardo la detenzione di sostanze illecite. E’ questo il bilancio del quarto libro bianco sugli effetti della legge Fini-Giovanardi presentato questa mattina presso la Camera dei deputati da La Società della ragione, Forum droghe, Antigone e il Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca). Secondo il libro bianco, oltre all’incostituzionalità per la Fini Giovanardi sollevata dalla Corte di Cassazione, su cui si dovrà esprimere la Consulta, c’è un dato di fatto che demolisce la legge antidroga: “Se l’obiettivo del legislatore del 2006 era il contenimento dei comportamenti connessi alle droghe illegali attraverso l’inasprimento punitivo – spiega il testo -, questo non è stato raggiunto. Un detenuto su tre entra in carcere ogni anno per la violazione dell’arti. 73 (detenzione). Alla fine del 2012 gli ingressi totali in carcere erano 63.020, quelli per violazione del solo art. 73 della legge antidroga 20.465, pari al 32,47 per cento rispetto al 28 per cento del 2006. Raddoppiano, invece, i detenuti: al 31 dicembre 2012 erano 65.701, di cui quelli ristretti per art. 73 erano 25.269, pari al 38,46 per cento. A fine dicembre 2006 erano 14.640. Circa quattro detenuti su dieci sono ristretti per violazione dell’art.73“.

Secondo le quattro organizzazioni la legge 49 del 2006 ha portato “indietro le lancette dell’orologio cancellando l’esito del referendum del 1993, che aveva sancito la depenalizzazione della detenzione di stupefacenti per uso personale, e introdusse la tabella unica delle sostanze con la parificazione delle pene per tutte le droghe, leggere e pesanti, con la previsione di pesanti sanzioni (da sei a venti anni di carcere) per la detenzione illecita, l’aggravamento delle sanzioni amministrative per l’uso personale e una commistione ricattatoria tra cura e pena”. Una legge che ha portato all’incriminazione di molti consumatori “per il semplice possesso anche di una quantità minima in eccedenza rispetto a quanto fissato da un decreto del ministero della Sanità successivo all’approvazione della legge”. Per violazione dell’art. 74, infatti, articolo che punisce l’associazione finalizzata al traffico, sono entrati nel 2012 solo 250 soggetti e sono presenti nelle carceri solo 761 detenuti. “L’enorme divario fra i reati dell’art. 73 (detenzione) e quelli del 74 (relativi al grande traffico) rende evidente che la legge è stata costruita per colpire indiscriminatamente i “pesci piccoli”, se non i semplici consumatori in possesso di quantità ritenute a fini di spaccio”. Per tali ragioni, le quattro organizzazioni chiedono con urgenza “la modifica della legge, iniziando da norme che definiscano come reato autonomo l’ipotesi di lieve entità dell’art. 73 con una pena ridotta che escluda l’ingresso in carcere, che si cancelli la legge Cirielli sulla recidiva, che si rendano di nuovo praticabili le alternative terapeutiche, sia per le condanne carcerarie che per le sanzioni amministrative”. (ga)


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