Le dieci piccole azioni quotidiane per costruire un futuro migliore
Cambiare i destini del mondo cominciando dalla pattumiera può sembrare una proposta provocatoria, eppure la somma di centinaia di micro azioni quotidiane moltiplicata per milioni di persone fa la differenza. Solo il cibo che gli italiani buttano ogni anno, secondo i calcoli di Last Minute Market, basterebbe a sfamare tutti gli spagnoli: la sua produzione costa il 3 per cento dei consumi energetici nazionali e 12 miliardi di metri cubi di acqua dolce. Quanti altri sperperi si possono evitare per alleggerire la nostra impronta ecologica, la traccia che lasciamo sul pianeta? Ecco alcuni momenti di una giornata anti spreco a zero sacrifici.
Si comincia con la colazione: la prima regola aurea è evitare il caffè in cialde: il costo economico corrisponde a un costo ambientale.
Poi, visto che per tè e caffè il chilometro zero non funziona, meglio se i prodotti vengono da un circuito equo e solidale: aiuta l’agricoltura tradizionale che tutela la biodiversità (l’80 per cento del cibo di origine vegetale è affidato ad appena 12 colture). Per chiudere in bellezza, un taglio all’invasione del packaging utilizzando i prodotti sfusi (ad esempio il muesli).
Ora bisogna muoversi. In città come Zurigo o Stoccolma, dove con un mezzo pubblico si fa prima, la scelta è facile. Ma se davanti a noi c’è un groviglio indiscriminato di lamiere? Calcolando che la velocità media nei maggiori centri urbani italiani resta quella di fine Settecento (attorno ai 15 chilometri all’ora, con cadute nelle ore di punta) la bici è spesso un’opzione vantaggiosa. Per tratti brevi può convenire andare a piedi. In entrambi i casi c’è il vantaggio aggiuntivo di risparmiare il tempo che si spenderebbe a fare esercizio in palestra. E la soddisfazione di aver evitato una piccola quota dell’inquinamento che nelle aree più avvelenate d’Europa riduce la vita di 24 mesi.
Una volta arrivati in ufficio, soprattutto d’estate, inevitabili le discussioni sull’aria condizionata. I picchi di consumo energetico per il raffreddamento hanno ormai superato anche in Italia quelli per il riscaldamento (oltre un sesto dell’elettricità prodotta in tutto il mondo serve a refrigerare). La soluzione migliore è scegliere edifici con mura larghe e buona esposizione, se però siete intrappolati in un edificio tutto vetri, monumento allo spreco energetico, non vi resta che regolare la manopola per evitare una differenza eccessiva con la temperatura esterna. E proporre il solar cooling: l’abbinamento tra pannelli solari termici e una macchina che trasforma il calore in fresco abbattendo le emissioni inquinanti.
Ma in ufficio le trappole ecologiche sono molte, alcune annidate in gesti automatici. Ad esempio la diffusione dei computer ha finito per aumentare i consumi di carta: l’aumento di informazioni abbinato alla vecchia abitudine a un supporto fisico per le parole ha moltiplicato il lavoro delle stampanti. Per fortuna la generazione digitale è abituata ad affidarsi allo schermo: si può prendere lezione dai giovani. In ogni caso il riciclaggio della carta riduce lo spreco: in 11 anni, solo grazie al riciclo di giornali e cartoni, si sono evitate quasi 200 discariche.
Sulla via del ritorno si può fare una sosta in un punto di raccolta delle pile usate (l’Austria già 10 anni fa ne riciclava il 60 per cento). A casa, pagata online la bolletta in modo da risparmiare tempo e carta, è il momento di concedersi qualche piccolo strappo alle regole dietetiche, come una buona bottiglia di vino (da condividere). E assieme al vino? Vale la pena ricordare che la dieta anglosassone ha un impatto molto maggiore di quello della dieta mediterranea: una bistecca da 3 etti costa da sola 4 mila litri di acqua. Meglio dare spazio a cereali, legumi, frutta e verdura (possibilmente provenienti dai circuiti bio dei gruppi di acquisto solidale) che possono mettere d’accordo gli appelli dell’Organizzazione mondiale di sanità e le raccomandazioni dei gourmet.
Prima di concludere la giornata bastano pochi minuti per governare il flusso degli scarti: raddoppiando la raccolta differenziata ci mettiamo in linea con l’Europa evitando sanzioni e creiamo nuovi posti di lavoro nell’industria del riciclo. Infine è il momento della biodiversità culturale del relax: a ognuno il suo.
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