La croce sull’euro slovacco bocciata dalla Commissione
Al calare del primo millennio si ritrovarono al centro del confronto tra le Chiese d’Oriente e d’Occidente, oggi sono protagonisti di un nuovo scontro sulla stessa linea Est-Ovest. Come Cirillo e Metodio, santi di frontiera portatori di fede e pensiero da Bisanzio alle terre slave, finirono su una monetina che spaccò l’Europa unita.
Per i 1.150 anni dall’evangelizzazione della Grande Moravia, il cuore del continente attraversato dal fiume Morava, la Banca nazionale di Bratislava ha coniato una moneta celebrativa decorata da un artista slovacco che ritrae i santi fratelli con croce, aureola e le 12 stelle della Ue. Troppo religiosa. La Commissione ha imposto alla Slovacchia di cambiare testimonial e rientrare nell’ortodossia che tutela lo spirito laico dell’Unione, spesso motivo di contrapposizione tra l’Ovest più secolarizzato e i Paesi dell’Est ex sovietico che negli ultimi vent’anni hanno riaffermato la loro identità anche attraverso la riscoperta della sfera religiosa repressa dal comunismo. Quel credo laico che ha fatto litigare sulle «radici cristiane» escluse dai trattati e che in tempo di meticciato culturale è visto come un argine all’invasività pubblica dei culti, dal cristianesimo all’Islam. Non a caso i primi a insorgere contro la moneta slovacca da un euro sono stati i francesi, tenaci sostenitori della laïcité repubblicana e della separazione Stato-Chiesa. Seguiti dai greci che considerano glorie nazionali i compatroni d’Europa, inventori dell’alfabeto slavo ma nati nell’antica Tessalonica e attuale Salonicco. Sul fronte opposto i difensori dei simboli cristiani accusano la Ue di fondamentalismo laico e vedono nella religione una delle poche forze capaci di unire un continente ancora «senz’anima», nelle parole di Jacques Delors. Alla ricerca di un «ponte spirituale», come Papa Wojtyla definì i monaci viaggiatori che Bruxelles non ha fermato: a luglio Bratislava metterà in circolazione la sua moneta, Cirillo e Metodio forever.
Maria Serena Natale
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