Istruzione, lo scandalo dei fondi Ue

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ROMA — «Da anni opera al ministero della Ricerca un’ampia associazione tra persone che, in concorso fra loro, violano e forzano le norme per convenienze personali, proprie o di imprese collegate. Leggete e fate giustizia». Così iniziava il dossier anonimo (firmato da un gruppo di lavoratori dell’Idi, l’ospedale al centro di un’inchiesta per bancarotta) che ora ha portato, indirettamente, alla scoperta di una nuova «cricca». Un pugno di funzionari e imprenditori che, con un piede nelle istituzioni e l’altro nel mondo delle consulenze aziendali, dirotta fondi comunitari su poche (e paganti) imprese fortunate.
Un sistema quasi altrettanto «gelatinoso» di quello che per un decennio lucrò sulle grandi opere dall’interno del Provveditorato stesso (al tempo guidato da Angelo Balducci) e che oggi sta arricchendo funzionari ministeriali contornati da consulenti e imprenditori navigati. Nel dossier oltre ai nomi e ai singoli curricula, sono indicati anche i progetti «inquinati» eppure premiati. Si legge così che denaro destinato alle aree disagiate finisce nelle disponibilità di cooperative venete e imprese romane. Le prime iscrizioni sul registro degli indagati sono già state notificate dal pm Roberto Felici (lo stesso che ha lavorato alle vicende della cricca di Balducci) che lo scorso dicembre aveva indagato per truffa Ilaria Sbressa, autrice di un programma multimediale copiato online ma «premiato» dal ministero con 730 mila euro di finanziamento.
E se il contenuto del dossier fosse interamente confermato, allora gli indagati per reati che vanno dalla truffa all’abuso d’ufficio e alla corruzione salirebbero a oltre una decina. In qualche caso si tratta di consulenti eternamente sulla breccia a dispetto di altre inchieste. Gli investigatori stanno approfondendo, per esempio, il ruolo di una cooperativa di Vibo Valentia che ha svolto un ruolo nella truffa delle bonifiche fantasma a Grado (su cui ha indagato la procura locale) e in seguito ha gestito per l’Idi un finanziamento ministeriale in odore di raggiro (tanto che il ministero ha già inviato una lettera per la restituzione di circa cinque milioni di euro erogati). Anche qui si tratterebbe di un gioco di sponda fra funzionari pubblici e imprenditori con l’aiuto di consulenti esterni. Un livello intermedio di funzionari ministeriali che, negli anni, ha acquisito pratica e competenze nella richiesta di accesso ai fondi europei (la prassi per accedere ai cosiddetti piani operativi nazionali è tradizionalmente complessa) e ora è in grado di compilare i formulari ed eventualmente «aggiustarli». La svolta degli investigatori coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Caporale arriva 6 mesi dopo lo scandalo del ministero dell’Agricoltura, dove un pugno di funzionari infedeli, d’accordo con consulenti e imprenditori disposti a pagare opportune «dazioni» aveva inquinato il sistema di accesso «alla spesa pubblica». L’ex ministro Francesco Profumo aveva annunciato un’inchiesta interna su quei funzionari inamovibili che da anni si occupano di un settore delicato e strategico come i bandi per l’assegnazione dei fondi europei. Ieri l’attuale ministro Maria Chiara Carrozza ha annunciato «massima trasparenza e disponibilità, ho fiducia nella giustizia».


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