Il trionfo di Assaf, la voce di Gaza che fa sognare il mondo arabo
GERUSALEMME — Eclissati dalle Primavere arabe, spinti ai margini della politica dramma siriano, i palestinesi hanno ritrovato il loro orgoglio ieri sera dopo la vittoria di un giovane cantante palestinese a “Arab Idol”, il talent show della tv satellitare libanese
Mbc, il programma più seguito dai telespettatori del Medio Oriente. Lui la nuova star, si chiama Mohammed Assaf ha 23 anni e viene dalla Striscia di Gaza. Con il suo sorriso luminoso e la sua voce calda, ha affascinato gli spettatori della Striscia, della Cisgiordania e della diaspora palestinese, interpretando sia motivi tradizionali — che lamentano la perdita della patria — e altre più moderne, composte da un poeta di Gaza City che ha scritto per lui più di mille canzoni. E ieri sera gran festa con fuochi d’artificio a Gaza, Gerusalemme est e Ramallah.
La finalissima che ha visto il suo trionfo, andata in onda ieri sera da Beirut, è stata seguita da milioni di arabi e i computer del network tv sono stati sommersi da milioni di voti mandati via sms. I talent show in tutto il mondo tendono a offrire al pubblico giovani cantanti in uno spettacolo di buon livello e un pizzico di dramma emotivo. Ma in Medio Oriente, scosso dalle molte e diverse primavere arabe, “Arab Idol” è diventato qualcosa di più di una semplice gara canora. Assaf, che ha iniziando cantando (quando a Gaza ancora si poteva)
ai matrimoni e alle feste di famiglia, ha sbaragliato una concorrenza “spietata” degli altri due finalisti: Farah Youssef, una giovane ragazza siriana fuggita dalla guerra e Ahmed Jamal, un simpatico ragazzo egiziano.
Migliaia di palestinesi a Gaza come in Cisgiordania anche ieri sera hanno affollato, bar, ristoranti, alberghi per seguire sui maxischermi lo spettacolo, tutti col telefonino in mano per votare il numero 3, quello assegnato alla giovane ugola di Khan Younis, uno delle città più povere della Striscia che per metà è un campo profughi. Lui adesso è forse la persona più famosa in Palestina, da mesi i manifesti con la sua faccia da ragazzo pulito sono appesi per tutti i Territori occupati, anche a Gaza dove hanno finito per oscurare quella dei martiri di Hamas. E il tifo per lui — come se la Palestina avesse vinto la finale dei mondiali di calcio — ha permesso ai palestinesi di sentirsi come un solo popolo, dimenticando per qualche ora le divisioni che invece lacerano “quelli di Gaza” da “quelli della Cisgiordania”. «Assaf combatte per i colori della Palestina, e sono orgogliosa di lui», conferma una dei clienti che ieri sera affollavano la terrazza dell’Hotel Ambassador di Gerusalemme Est per seguire gli esiti della votazione.
Lui, il ragazzo che quelli di Hamas guardavano storto, in questi mesi di concorso è diventato via via un volto familiare per tutti. Assaf ha raccontato in tv che ha dovuto supplicare Hamas per fargli lasciare la Striscia, poi ha cercato di corrompere le guardie di frontiera egiziane per farlo entrare nel paese e poter partecipare alle prime audizioni del talent show.
Personaggi pubblici ma anche il presidente Abu Mazen hanno esortato tutti a votare per lui. Il presidente ha incaricato le ambasciate palestinesi di sollecitare gli espatriati a votare per Assaf definendo il giovane «l’orgoglio della
nazione palestinese e araba». Hamas ha duramente criticato questa febbre di “Arab Idol” che ha spazzato la Striscia: un suo portavoce lo ha definito «uno spettacolo blasfemo». E non solo a Gaza. Ieri l’imam della Moschea Al Aqsa di Gerusalemme — terzo luogo Santo dell’Islam — ha duramente criticato l’entusiasmo per Mohammed Assaf. «Votare per le canzoni e le immoralità è haram (proibito), ed è un crimine contro il nostro popolo», distrae i palestinesi dalla lotta per l’indipendenza. «Lui, invece, non solo sta mettendo la Palestina sulla carta geografica », commenta Mounir Abu Ali, insegnante, «ma esprime i sentimenti di tutti noi, la nostra sofferenza, il nostro dolore ma anche il nostro amore per la vita». Assaf, che ha oltre 1 milione di amici su Facebook e quasi 1,5 milioni di followers su Twitter, è il vero volto nuovo della Palestina moderna: se ne accorto persino l’Onu, l’Unrwa — l’agenzia che si occupa dei rifugiati palestinesi — lo ha proclamato ieri notte “Youth Ambassador”.
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