Il premier porta al G8 l’emergenza crescita E chiarisce con Bersani

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LOUGH ERNE (Irlanda del Nord) — Rompere il muro delle belle parole e tornare a casa con qualche fatto concreto in valigia: «La mia linea? Fare ogni giorno una cosa in più per il Paese…». Al G8 di Lough Erne, in Irlanda del Nord, Enrico Letta arriva oggi con l’ambizione di condividere con i grandi del mondo la sua agenda, in cima alla quale c’è sempre la stessa ossessione: offrire un futuro ai giovani disoccupati. Il tema non è prioritario per economie in crescita come Usa e Giappone ed è per questo che il premier non molla la presa, con la speranza che il coordinamento dei Paesi europei si decida a porre la questione al summit.
Per Letta è il primo G8 e sarà importante capire quale accoglienza i grandi del Mondo riserveranno al nostro capo di governo, la cui diplomazia è al lavoro per concordare un vertice bilaterale con Obama e gli altri leader. Sull’esito della due-giorni serpeggia all’estero un certo pessimismo. Il padrone di casa, David Cameron, si è chiesto con una battuta se esista un «cimitero» per i comunicati del G8, ma Letta non dispera di raccogliere qualche piccolo frutto anche dall’albero irlandese, come dote per il Consiglio europeo del 27 e 28 giugno. Il premier guarda a quella data come a un punto di svolta per la tenuta del suo governo: strappare fondi contro la disoccupazione dei giovani sarebbe la conferma che Palazzo Chigi non vuole vivacchiare «a colpi di chiacchiere e promesse», ma conquistare credibilità e durare grazie ai fatti.
Anche per questo Letta è molto soddisfatto per l’esito del Consiglio dei ministri che ha portato al via libera del «decreto del fare». Ci sono state tensioni tra Pd e Pdl ma alla fine, ha commentato il presidente, «con un grande lavoro di squadra abbiamo messo i primi mattoni per la crescita». I collaboratori lo descrivono «concentrato in modo maniacale» sulle riforme e contento di aver «governato bene, dal punto di vista politico», un provvedimento zeppo di piccole insidiose mine. E se Alfano, Brunetta e Schifani hanno fatto fibrillare la maggioranza rivendicando come vittorie del Pdl il colpo a Equitalia e altre misure, Letta pensa che qualche punto a favore del centrodestra possa riequilibrare le forze e stabilizzare le larghe intese.
Berlusconi vuole andare avanti e il premier è convinto che sia sincero, anche perché, va ripetendo ai suoi, «un piano B in questo momento non ce l’ha nessuno». Allo scenario di una nuova maggioranza formata da Pd e fuoriusciti a Cinquestelle Letta non vuole nemmeno pensare e si è piuttosto stupito che Bersani si sia messo a capo dei ribaltonisti. Ma poi l’ex segretario e il premier si sono sentiti, Pier Luigi ha spiegato a Enrico che il suo obiettivo era piantare paletti a sinistra in vista del congresso del Pd e puntellare, allo stesso tempo, il governo: «Non ho alcuna intenzione di spodestarti da Palazzo Chigi». Letta ha capito e archiviato il caso.
Se molti pensano che le prime riforme concrete abbiano rafforzato il premier, lui continua a navigare a vista, consapevole che all’improvviso il mare può tornare a gonfiarsi. Mercoledì la Consulta dovrà pronunciarsi sul legittimo impedimento di Berlusconi e nel calendario della presidenza del Consiglio quella data è segnata in rosso. Ma non è paura, spiegano, è piuttosto quella «preoccupazione figlia della responsabilità» che è un po’ la bussola del capo del governo. L’errore che l’ammiraglio non vuole fare è pensare di aver portato la nave in un porto sicuro, come accadde a Mario Monti: no, Letta ha giurato ai suoi che non si monterà la testa, neppure se l’Europa dovesse dargli ufficialmente ragione sulla disoccupazione giovanile.
In realtà un tema che lo preoccupa c’è ed è l’imminenza dello scatto dell’Iva. Letta lavorerà di concerto con il ministro Saccomanni per scongiurarlo, fino all’ultimo minuto utile, sapendo entrambi, però, che le risorse non ci sono e che evitare l’aumento sarà molto difficile. Il borsino delle emozioni di Palazzo Chigi dice che «al momento prevale un pessimismo di fondo». Ieri però Letta aveva voglia di festeggiare e, un po’ a sorpresa, è andato a cena a Cesenatico tra vecchi amici per il concertone dei Nomadi, la band di cui è fan da sempre. Affetto sincero e anche la voglia di farsi vedere vicino alle vite delle persone normali.
Ma ora è tempo di ragionare sullo scenario internazionale, il premier vuole essere in prima fila per riportare la pace in Libia e trovare una soluzione al dramma siriano. Ieri ha avuto un lungo incontro con il ministro degli Esteri Emma Bonino, appena rientrata dalla Russia. La strategia sulla Siria è mediare, coinvolgendo Putin, tra Obama che vuole armare i ribelli e la Merkel che è contraria.


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