Il Papa forma una squadra per indagare sullo Ior

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CITTÀ DEL VATICANO — L’essenziale è quando Francesco, «seguendo l’invito del Nostro Predecessore Benedetto XVI», scrive che si tratta di «consentire ai principi del Vangelo di permeare anche le attività di natura economica e finanziaria», come a chiarire che (ancora) non ci siamo. Il Papa vuol vederci chiaro, nello Ior — «documenti, dati, informazioni» — prima di deciderne la sorte: una riforma radicale, come minimo. Così ha deciso di istituire una «commissione referente», una sorta di commissione d’inchiesta che raccoglierà «puntuali informazioni sulla posizione giuridica e sulle varie attività dell’Istituto» per «una migliore armonizzazione del medesimo con la missione universale della Sede Apostolica».
Il testo datato 24 giugno e diffuso ieri è un «chirografo», un documento autografo del Papa, il che è importante. Francesco ascolta tutti e decide da solo. Curia e Ior erano stati al centro delle discussioni — critiche, richieste di trasparenza e pulizia — nelle riunioni cardinalizie pre-Conclave. Francesco scrive della «necessità di introdurre riforme nelle istituzioni che danno ausilio alla Sede apostolica». Dopo la nomina del «gruppo» cardinalizio per riformare la Curia, ora tocca allo Ior. Il cardinale Óscar Maradiaga, presidente del «gruppo», diceva al Corriere: «Ci hanno detto che lo Ior non è una banca ma una fondazione. E allora come mai ha agito come una banca?». Chi lo voleva chiudere, chi parlava di banca etica. Ora si tratta di definirne natura, missione, collocazione rispetto alla Santa Sede.
La commissione è presieduta dal cardinale salesiano Raffaele Farina — integerrimo Bibliotecario emerito, studioso di patristica — e ha come coordinatore il vescovo dell’Opus Dei Juan Ignacio Arrieta, grande canonista. Gli altri sono il cardinale protodiacono Jean-Louis Tauran; monsignor Peter Bryan Wells, numero tre della Segreteria di Stato; e Mary Ann Glendon, giurista ad Harvard, già ambasciatrice Usa in Vaticano.
Una squadra di alto livello che avrà pieni poteri. La commissione setaccerà tutto, dai conti ai movimenti. Francesco lo scrive con chiarezza: non le potrà essere opposto nessun «segreto d’ufficio» né «restrizione». Potrà avvalersi di «consulenti». I vertici dello Ior, almeno per ora, non cambiano. Continueranno a lavorare «salvo ogni Nostra disposizione», scrive il Papa. Ma il governo attuale dell’Istituto non ne traccerà il futuro. Francesco ha preso in mano la situazione. La commissione è al lavoro e «Ci tiene informati», scrive. Alla fine gli consegnerà una relazione e «l’intero suo archivio».
Il testo del Papa è netto, assertivo. Francesco scrive che la commissione «si serve della sollecita collaborazione degli organi dell’Istituto». All’indicativo: più che un ordine, un dato di fatto. Tutti i dicasteri ed enti della Curia «collaborano parimenti con la commissione». Vale anche per «altri soggetti», per tutti, «spontaneamente o su richiesta». La commissione non ha scadenza, lo scioglimento «sarà reso noto». I primi risultati si possono «prevedere a ottobre», ha spiegato padre Lombardi: quando si riunirà anche il «gruppo» per riformare la Curia. Il Papa procede con metodo. Nell’udienza di ieri ha scandito: «La Chiesa non è un intreccio di cose e interessi, ma il Tempio dello Spirito Santo».
Gian Guido Vecchi


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