I 5 Stelle conquistano Ragusa Messina al candidato No Ponte

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RAGUSA — È riuscito a piazzarla, dopo Parma, la bandierina di consolazione su un secondo grande comune italiano Beppe Grillo, soddisfatto del «suo» nuovo sindaco, Federico Piccitto, eletto nel profondo Sud, in quel gioiello di cultura e letteratura, barocco e set cinematografico che è Ragusa. Prova che dall’appendice elettorale dei ballottaggi, fra astensioni aumentate a dismisura, emerge un pezzo di Sicilia dove i movimenti si impongono su apparati e partiti forti. Perché anche a Messina, con una beffarda sconfitta del candidato Pd-Udc bruciato due settimane fa per 50 voti, stravincono i «No Ponte» di Renato Accorinti. Dati pesanti mitigati per la coalizione del governatore Crocetta da quelli di Siracusa dove il Centro sinistra con Giancarlo Garozzo si riprende dopo 15 anni di Centrodestra la città di Stefania Prestigiacomo.

Il vero miracolo sembra Ragusa. Non solo perché l’ingegnere Federico Piccitto, 37 anni, mai un’esperienza politica fino all’anno scorso, sembra uscito come in gioco di prestigio dalla Rete con un clamoroso 69,35 per cento, proprio come piace al suo capo, ma soprattutto perché con la sua ascesa ha schiacciato a un umiliante 30,65 per cento l’asse che va dall’Udc al Pd. Epifani e Renzi, presenti in campagna elettorale, erano stati attaccati da Grillo, che ieri ha esultato con un tweet: «Ragusa è 5 Stelle. Abbiamo vinto, con tutti i cittadini ragusani».

Stavolta però Grillo può piantare la bandierina perché l’ingegnere ha fatto i suoi calcoli accettando senza remore il sostegno di Sel e delle liste civiche «in discontinuità con il sistema di potere di un centrosinistra che decide di appaltarsi ai transfughi del Pdl e che risulta incapace di mettersi in sintonia con la voglia di cambiamento espressa dai siciliani», infierisce Erasmo Palazzotto, coordinatore regionale del partito di Vendola, indifferente all’appoggio della Destra non respinto da Piccitto. Un replay di taglio inedito per i 5 Stelle che non si interrogano troppo e brindano, come fa da Parma Federico Pizzarotti con un messaggio augurale.

Ad allargare la platea dei consensi ha provveduto anche il neo eletto di Messina, Accorinti, l’attivista che con il 52,67 per cento ha deluso Franco Calabrò, il candidato stavolta inchiodato al 47,33 per cento e sul quale avevano puntato soprattutto i big del Pd scossi recentemente dallo scandalo degli allegri finanziamenti a discutibili enti di Formazione.

Enti in mano a famiglie politiche sulle quali ha picchiato duro il boy scout un po’ attempato, dinamico come un ragazzino, senza organizzazioni pesanti alle spalle, tante manifestazioni contro il Ponte, adesso deciso ad andare ben oltre, come dice Accorinti: «Si è realizzato un sogno, la città ha dato un segnale di grande cambiamento. Io sarò il sindaco di tutti, dei bambini, degli ultimi e voglio che la gente possa contribuire alla mia gestione, partecipando».

È andata meglio per il centrosinistra nella città delle tragedie greche dove un dramma annunciato si abbatte su una roccaforte sempre in mano berlusconiana. Fascia tricolore a Siracusa per Giancarlo Garozzo che con il 53,30 per cento, forte dell’appoggio dell’Udc, al primo turno schierata con il segretario cittadino Edy Bandiera, batte Ezechia Paolo Reale, sostenuto da alcune liste civiche di centrodestra, fermo al 46,70 per cento.

Sono le principali novità di un voto che vede tornare in sella un uomo del centro sinistra a Comiso, la città di Gesualdo Bufalino, ma anche la città dove il sindaco uscente di estrazione An aveva cancellato il nome di Pio La Torre all’aeroporto appena re-inaugurato. Scelta sconsiderata per i sostenitori di Filippo Spataro che come primo punto hanno il ripristino della targa in memoria del capopopolo del partito comunista impegnato nei primi anni Ottanta nella battaglia anti Usa contro i missili Cruise e poi ucciso dalla mafia.

Felice Cavallaro


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