Epifani: “Regole nuove ma primarie aperte”

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ROMA — «Mi preoccupa, certo che mi preoccupa quello che può accadere da qui a sei mesi, fino alla sentenza della Cassazione su Berlusconi». Guglielmo Epifani sa che il Pd va incontro a mesi di passione: da un lato i rischi per il governo Letta e dall’altro gli scontri nel partito per eleggere il suo successore alla segreteria. Sempre che non decida di ripresentarsi lui stesso. Barra salda, mentre circolano i sospetti che Renzi possa essere tentato di approfittare degli scossoni del Pdl per affrettare la fine del governo. Ma la reazione del sindaco fiorentino alle insinuazioni è sdegnata. E i renziani fanno sapere che Matteo ha garantito a Napolitano di avere senso si responsabilità, e che non si lascerà andare a intemperanze.
Al Quirinale il sindaco è andato martedì scorso, per parlare del Maggio musicale fiorentino. Però si è discusso anche della situazione politica. Renzi sta tessendo per la prima volta la sua rete di alleanze nel Pd, ad esempio con il gruppetto dei “non allineati”(quelli del documento contro le correnti) in nome del ricambio generazionale ma pure con Areadem, la corrente di Franceschini, e con i veltroniani. Segno che a correre per la segreteria ci sta pensando davvero. A patto che le regole non siano cambiate e che il giorno dopo una sua vittoria alla segreteria non cominci il fuoco amico, ma sia piuttosto prevista la staffetta con Letta a Palazzo Chigi. Sulle regole però arriva la doccia fredda di Epifani che insiste: «Ci vogliono nuove regole per un congresso più democratico e forte, che parta dal basso e non dall’alto. E va distinta la figura del segretario da quella del candidato premier ». Il segretario apre su primarie per il leader non riservate solo agli iscritti: «Quando eleggi il segretario la platea degli iscritti è fondamentale, ma bisogna andare oltre… non è un elemento di polemica con nessuno». Tuttavia sulla distinzione tra leadership (del partito) e premiership non transige. «Renzi sarà candidato premier? Con i “se” non si fa la politica – avverte Epifani – perciò sarei per una prudenza delle cose e procederei in sequenza: prima dovremo eleggere il segretario del partito». Contrario a cambiare le regole prima del congresso è D’Alema: «No a modifiche, sembrerebbe un trucco». Un assist a Renzi? No. Boccia infatti la sovrapposizione automatica segretario/candidato premier: «La coincidenza che fa del partito lo strumento del premier e il trampolino di lancio per il governo del paese, nasce da una cultura politica non più adeguata ». Il bersaniano Alfredo D’Attore attacca Renzi: «Il congresso non può essere un referendum sul candidato premier ». Nella corsa per la leadership giura di non esserci Fabrizio Barca, che però denuncia: «Nei partiti per riuscire a innovare, ci vuole conflitto, ma nel Pd c’è zizzania non conflitto, è come un condominio dove ci si odia». Conflitto esploso in Scelta civica, il partito di Monti e di Casini. Oggi ci sarà un incontro ma i due si dividono, si va verso gruppi separati. Il divorzio è certo.


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