Crisi di Scelta civica Casini pronto a lasciare Monti

by Sergio Segio | 21 Giugno 2013 6:44

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ROMA — L’unica cosa su cui entrambe le parti concordano è che non sarà formalmente un divorzio. Visto che, come spiegano i montiani Benedetto Della Vedova e Andrea Olivero, «Scelta civica non può rompere quello che non c’è mai stato, cioè il soggetto comune con l’Udc». Ma tolti i tecnicismi, l’unica cosa certa è che — a meno di colpi di scena dell’ultimo secondo — le strade di Pier Ferdinando Casini e Mario Monti stanno per separarsi. Per sempre.
L’ex presidente della Camera e il Professore dovrebbero incontrarsi oggi, nel disperato tentativo di ricomporre una frattura che pare sempre più insanabile. Dopodiché sabato, giorno in cui Casini ha convocato i suoi per l’annuncio di «una svolta», lo strappo potrebbe essere formalizzato.
Inutile chiedersi se la separazione sarà consensuale. Basta ascoltare le parti. «Dovevamo fare un partito insieme e all’improvviso quello va in conferenza stampa e osa pure dire che noi dell’Udc cerchiamo solo quote di potere», sbotta il segretario centrista Lorenzo Cesa. Il «quello» in questione è Monti. Che prima, incrociando i giornalisti all’uscita di un faccia a faccia con Enrico Letta, dice apertamente sono «altri i temi su cui dobbiamo concentrarci in questa fase», non il rapporto con l’Udc. Poi, incontrando i suoi, ripete a voce alta le riflessioni elaborate a più riprese dopo le elezioni. «E dire che per difendere l’alleanza con Casini ho respinto pressioni di tutti i tipi», è il ragionamento del Professore. E ancora, riferiscono i suoi: «Ma come fa Casini a sostenere che senza l’alleanza con noi avrebbe preso più voti? L’unico dato certo è che è entrato in Parlamento con l’1,7 per cento…».
Il travaso di bile reciproco, esploso dopo il tesseramento lanciato da Monti in vista della trasformazione di Scelta civica in un partito vero e proprio, spinge Cesa a scrivere ai suoi iscritti una lettera che assomiglia a un punto di non ritorno. «È giunto il momento di riprendere l’iniziativa politica dell’Udc. È il momento di ripartire. Vi invito a una mobilitazione generale». Il fronte montiano, col tandem composto da Della Vedova e Olivero, risponde per le rime: «Oggi, dopo l’1,7 conseguito alle Politiche, l’Udc vorrebbe consumare frettolosamente una fusione che suonerebbe artificiale e sarebbe palesemente insostenibile per un movimento come Scelta civica, che si sta dando una struttura compiuta». Dietro le quinte, l’atmosfera è ancora più tetra. Tolto qualche ragionamento sull’ipotesi (ai limiti dell’impossibile) di mettersi d’accordo al Senato aggiungendo alla denominazione del gruppo un trattino e la parola «Udc», della «cosa» montian-casiniana non rimane nulla se non la rabbia reciproca. Lorenzo Dellai, capogruppo alla Camera, tenta una mediazione invocando la ricomposizione «immediata» della «deriva» coi centristi. Ma ormai è tardi. Il deputato-scrittore Edoardo Nesi, che in bacheca ha un Premio Strega, sembra lui stesso il protagonista di un romanzo. «L’altro giorno ho visto questo onorevole Cera dell’Udc mentre stava per andare a menare un grillino. E guardi — aggiunge — che è bello grosso. Gli avrebbe fatto male di brutto, sa?». E pensare, sorride, «che Cesa giura di aver letto i miei libri…». Ed è un sorriso amaro.

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