Crisi di Scelta civica Casini pronto a lasciare Monti
ROMA — L’unica cosa su cui entrambe le parti concordano è che non sarà formalmente un divorzio. Visto che, come spiegano i montiani Benedetto Della Vedova e Andrea Olivero, «Scelta civica non può rompere quello che non c’è mai stato, cioè il soggetto comune con l’Udc». Ma tolti i tecnicismi, l’unica cosa certa è che — a meno di colpi di scena dell’ultimo secondo — le strade di Pier Ferdinando Casini e Mario Monti stanno per separarsi. Per sempre.
L’ex presidente della Camera e il Professore dovrebbero incontrarsi oggi, nel disperato tentativo di ricomporre una frattura che pare sempre più insanabile. Dopodiché sabato, giorno in cui Casini ha convocato i suoi per l’annuncio di «una svolta», lo strappo potrebbe essere formalizzato.
Inutile chiedersi se la separazione sarà consensuale. Basta ascoltare le parti. «Dovevamo fare un partito insieme e all’improvviso quello va in conferenza stampa e osa pure dire che noi dell’Udc cerchiamo solo quote di potere», sbotta il segretario centrista Lorenzo Cesa. Il «quello» in questione è Monti. Che prima, incrociando i giornalisti all’uscita di un faccia a faccia con Enrico Letta, dice apertamente sono «altri i temi su cui dobbiamo concentrarci in questa fase», non il rapporto con l’Udc. Poi, incontrando i suoi, ripete a voce alta le riflessioni elaborate a più riprese dopo le elezioni. «E dire che per difendere l’alleanza con Casini ho respinto pressioni di tutti i tipi», è il ragionamento del Professore. E ancora, riferiscono i suoi: «Ma come fa Casini a sostenere che senza l’alleanza con noi avrebbe preso più voti? L’unico dato certo è che è entrato in Parlamento con l’1,7 per cento…».
Il travaso di bile reciproco, esploso dopo il tesseramento lanciato da Monti in vista della trasformazione di Scelta civica in un partito vero e proprio, spinge Cesa a scrivere ai suoi iscritti una lettera che assomiglia a un punto di non ritorno. «È giunto il momento di riprendere l’iniziativa politica dell’Udc. È il momento di ripartire. Vi invito a una mobilitazione generale». Il fronte montiano, col tandem composto da Della Vedova e Olivero, risponde per le rime: «Oggi, dopo l’1,7 conseguito alle Politiche, l’Udc vorrebbe consumare frettolosamente una fusione che suonerebbe artificiale e sarebbe palesemente insostenibile per un movimento come Scelta civica, che si sta dando una struttura compiuta». Dietro le quinte, l’atmosfera è ancora più tetra. Tolto qualche ragionamento sull’ipotesi (ai limiti dell’impossibile) di mettersi d’accordo al Senato aggiungendo alla denominazione del gruppo un trattino e la parola «Udc», della «cosa» montian-casiniana non rimane nulla se non la rabbia reciproca. Lorenzo Dellai, capogruppo alla Camera, tenta una mediazione invocando la ricomposizione «immediata» della «deriva» coi centristi. Ma ormai è tardi. Il deputato-scrittore Edoardo Nesi, che in bacheca ha un Premio Strega, sembra lui stesso il protagonista di un romanzo. «L’altro giorno ho visto questo onorevole Cera dell’Udc mentre stava per andare a menare un grillino. E guardi — aggiunge — che è bello grosso. Gli avrebbe fatto male di brutto, sa?». E pensare, sorride, «che Cesa giura di aver letto i miei libri…». Ed è un sorriso amaro.
Related Articles
È battaglia, ma l’ipotesi Aventino divide il Pd
Napolitano e i guai dell’Italia: opposizione debole e guerriglia politica. Uscire dall’aula è più chiaro che partecipare al voto Serve una rottura, un salto di qualità . Bersani: “Noi combattiamo ma se ce ne andiamo si approvano tutto in un’ora”
IL GIGANTE CHE DORME
Ragioniamo. Ho letto così il discorso di Asor Rosa (“I sette pilastri della saggezza”, il manifesto….). Dai pezzi sparsi – proponeva – cerchiamo di ricostruire il puzzle, mettendo in fila eventi e fatti, ciò che di nuovo è accaduto e sta per accadere. Un saggio da rivista, più che un articolo di giornale. Ma il manifesto è un giornale pensante. E dunque sta bene così.
Governo sicuro: il referendum salta