Brasile, la rivolta si allarga
Angela, la chiameremo Angela il transessuale che martedì sera, davanti al Municipio di San Paolo, ha letteralmente salvato una collega giornalista dalla furia cieca di pochi ma esaltati vandali. A viso coperto, volevano scavalcare le transenne con spranghe, pietre e calcioni quello che per loro altro non è che il «palazzo del potere». Angela era lì assieme ad altri 50mila manifestanti brasiliani pacifici e sino all’ultimo ha tentato di bloccare i vandali. Senza riuscirci. Poi ha chiamato la Polizia Militare affinché intervenisse ma, per quasi due ore, davanti al Municipio paulista non si è presentato nessuno, neanche un agente in borghese della P2, l’equivalente della nostra Digos.
Quando la Pm è finalmente arrivata a salvare il Comune, i 50mila manifestanti pacifici si erano intanto spostati sull’Avenida Paulista, il centro finanziario della metropoli, sventolando con orgoglio cartelli del tipo «Non è solo per 0,20 centesimi», un concetto ormai chiaro a tutti. Anche alle Tv e ai giornali brasiliani, compresa la tv Globo che ha acquistato i diritti dei Mondiali e che ieri è stata costretta a mettere in secondo piano persino la Seleçao impegnata contro il Messico per dare spazio agli indignati brasiliani.
Un movimento eterogeneo il loro e che continua a crescere non perché i governanti verde-oro abbiano deciso di aumentare di pochi centesimi di euro i biglietti dei bus, quella è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. «Siamo qui perché vogliamo un Brasile più giusto e meno corrotto», spiegano in coro Stefanie Egedy e Luisa Reis de Leao, due studentesse del movimento di San Paolo che hanno coinvolto nelle proteste anche i professori del loro liceo. «È una vergogna che a Brasilia abbiano speso 1,3 miliardi di reais solo per rifare uno stadio quando là quasi non giocano neanche a pallone, mentre in Brasile i trasporti fanno schifo, la scuola fa schifo, la sanità fa schifo», rafforza il concetto un documentarista di Anonymous Brasil che sta seguendo tutte le principali marce per girare video da mettere poi in rete.
«Haddad (il sindaco di San Paolo, ndr) prendi il bus» gridano in coro sulla scalinata della centrale Praca da Sé paulista almeno 15mila persone che, quando in cielo appare l’elicottero della Globo, cambiano il refrain in «Globo fuori, Globo fora». Molti, la maggioranza degli indignati brasiliani sono di sinistra. Sono i tanti delusi dal Pt, il Partito dei Lavoratori della presidente Dilma Rousseff, accusata di fare politiche troppo a favore di banche e multinazionali, tralasciando sanità, istruzione e trasporti pubblici. Tanti di questi ex elettori di Dilma, la cui popolarità è in calo, arrivano dalle periferie, sono di classe medio-bassa e sono stufi che nel Brasile del boom economico l’unica cosa che cresca per loro siano i prezzi di frutta, verdura, pane e carne, mentre lo stipendio resta fermo. Cominciano però a farsi vedere tra i manifestanti, e sempre più numerosi, anche gli indignati di destra, gente che Dilma non l’ha mai votata e che in corteo gridano a più non posso che Dilma lasci la presidenza. Tra costoro anche parecchi ex esponenti di «Cansei», un movimento nato nel 2007 per chiedere, all’epoca, le dimissioni di Lula.
Il movimento è dunque difficile da definire anche perché, ogni giorno, un tassello creativo si aggiunge alla protesta che ha il fondamentale appoggio degli hacker di Anonymous per organizzare la marcia degli studenti (che sono la grande maggioranza dei manifestanti) e per «craccare» siti governativi. Dopo la sigla Passe Livre che ha acceso la miccia e che vuole un trasporto di qualità a zero costo, dopo «Copa Pra Quem» che ha denunciato gli sprechi del Mondiale e dopo i «Senza Tetto» sloggiati con gli indios dalla zona del Maracana per un parcheggio, ieri a Fortaleza ha fatto il suo esordio per la prima volta il movimento «Mais Pao Menos Circo», Più Pane Meno Circo. I suoi membri, che sono anche tifosi, sono apparsi a Fortaleza prima di Brasile Messico. La maggior parte dei suoi 15mila indignati non sono riusciti ad entrare allo stadio e dopo aver attaccato con pietre le forze dell’ordine sono stati fermati dall’antisommossa della Pm. Alcuni sono riusciti però a entrare ed hanno cantato l’Inno nazionale brasiliano con le spalle rivolte al campo per protestare contro le spese faraoniche volute dalla Fifa. Al momento in cui andiamo in stampa i feriti sono 6, 5 poliziotti feriti e un manifestante. La speranza di tutti è che non ci scappi il morto. A cercare di stemperare la tensione arriva la marcia indietro del sindaco e del governatore di San Paolo: stop all’aumento del prezzo dei biglietti del bus.
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