by Sergio Segio | 5 Giugno 2013 6:19
ROMA — L’Ilva un commissario straordinario lo avrà. Ma è lo stesso amministratore delegato dimissionario dell’azienda alla quale la magistratura tarantina ha imposto un custode giudiziario: Enrico Bondi. Il decreto «ri-Salva Ilva» ieri è stato varato dal governo e in serata è stato firmato dal capo dello Stato. Con nuove norme che prevedono di liberare gli 8,1 miliardi di euro dal sequestro cautelativo disposto dalla magistratura e di superare l’Aia, l’Associazione integrata ambientale già violata dal colosso dell’acciaio. E con intervento più diretto del ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, che nominerà tre «saggi» di «comprovata esperienza nei temi ambientali», con il compito di stilare il nuovo piano di risanamento e sottoporlo al giudizio di un subcommissario ad hoc. Il decreto prevede l’azzeramento di tutti gli incarichi, scongiurando la possibilità che oggi nel previsto cda con i vertici dimissionari, prevalesse la posizione del custode giudiziario.
Ma non sono mancate polemiche. Anche per la nomina, dell’ex ad nonché ex commissario straordinario Parmalat, per il quale la procura di Milano ha appena chiesto il rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta Telecom. Il decreto gli ha riaffidato la poltrona che aveva con poteri rafforzati: per 12 mesi (rinnovabili altre due volte) sarà responsabile delle sorti dell’azienda a tutto campo, dalla gestione operativa alla tutela della salute e dell’ambiente: connubio finora mai realizzato, nemmeno sotto la gestione Bondi.
«È stato nominato ad dai Riva non c’è rottura con il passato», protesta il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola. Mentre dal Pdl gridavano all’«esproprio» dell’azienda, Maurizio Sacconi parlava di un «pericoloso precedente per la libera impresa», e il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi raccomandava: «Se non rispetteremo i diritti della proprietà e tutto quello che è connesso a un’attività manifatturiera di questo tipo sarà poi difficile richiamare in Italia investimenti esteri e impossibile svolgere attività siderurgiche: temo che tutto ciò possa allargarsi a macchia d’olio, ad altri settori come la chimica».
«Bondi lo ha voluto il presidente del Consiglio Enrico Letta — ha spiegato il ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato — perché occorre qualcuno che sia immediatamente operativo. Una gestione non si improvvisa, serve un amministratore in grado di continuare il lavoro, anche se con un indirizzo dato in questo caso dal governo». «Non è un esproprio — ha aggiunto —, ma un commissariamento che ha obiettivi precisi, raggiunti i quali i legittimi proprietari (la società finanziaria dove i Riva sono la maggioranza relativa, non la famiglia Riva), rimarranno tali». «Abbiamo ritenuto opportuno che il commissariamento sia sottoposto a una verifica passo dopo passo» ha aggiunto il ministro Orlando. Stralciata dal provvedimento la parte che prevedeva il possibile ingresso di nuovi soci nel capitale durante il commissariamento. Il decreto vale «per un’impresa che gestisca almeno uno stabilimento di interesse strategico nazionale, la cui attività abbia comportato pericoli per la salute e l’ambiente a causa della inosservanza dell’Aia».
A Taranto il decreto non è stato accolto bene dagli ambientalisti: «Allunga i tempi del risanamento», protestano. E i sindacalisti dell’Usb aggiungono: «Bondi non è la cura ma un’altra malattia».
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