Beppe Grillo, il maestro della guerriglia digitale

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l’Unità ha fatto un titolo forte  uno di quei titoli secchi quasi fossero hashtag  in cui eviden ziava come una certa azione dei parlamentari a 5 Stel le di fatto creava un problema anche su misure a favo re delle popolazioni vittime dei terremoti. Si può discu tere o meno, ma tant’è. E del resto titoli decisamente «forti» sono da sempre quelli di Libero, del Giornale, per non parlare del Fatto Quotidiano. Cosa ha di anoma lo questo titolo? Nulla, se non che  come è del tutto evidente dai commenti e dalla straordinaria attenzio ne che Grillo mostra verso questo giornale  nella ricer ca di espansione del suo «ambiente internet» il sito de l’Unità è tra i suoi primi cinque sitibersaglio, ossia quei luoghi di cui e in cui parlare per attingere traffico.
La replica di Grillo a questo titolo è stata semplice,
quanto banale: postare la ricevuta di un bonifico e dire «l’Unità fa schifo», una parola d’ordine diventata hashtag (per la verità poco o per nulla seguito) e un minipost. La scelta è perfetta per non portare traffico al sito del giornale, finanche il link alla prima pagina non è diretto, ma alla rassegna de IlPost (gruppo Ban zai, che mette sempre tra i «blog del giorno in eviden za» proprio quello di Grillo). E tuttavia le notizie di erano due: c’era quella sul decreto, ma anche quella sul fatto che mentre il M5S affermava che le assunzio ni sarebbero state fatte su base di merito e curri culum, questo è stato concretamente fatto solo in 4 casi su 400! Ed è questo che a Grillo non è andato giù. Ed ha risolto (secondo lui) tutto semplicemente dicen do che l’Unità fa schifo e, come sempre, non commen tando, non replicando, non entrando nel merito.
l’Unità, media tradizionale che gestisce il suo porta le come un media tradizionale, in maniera decisamen te sobria, riprende la notizia dell’attacco ricevuto, e riporta, pari pari, il contenutospot proposto da Gril lo. È questo quello che fa un giornale, riprende e rilan cia una notizia. A questo punto piovono commenti pentastellati, commenti di pari contenuti e forma di quelli postati sul blog di Grillo. Ecco cos’è «guerriglia web», ed ecco come si guadagna pubblico, e si fa in modo che un sito, teoricamente tuo antagonista, ti dia spazio e rilanci il tuo messaggio. Ed in più ottieni an che il risultato di portare avanti  su un sito altrui  la tua tesi secondo cui sei ingiustamente vittima di un attacco. E tutto questo praticamente gratis.
Se però l’Unità non fosse un giornale serio, e non fosse una testata registrata, con professionisti iscritti all’ordine e soggetti (giustamente) a un codice etico (ordine e codice che Grillo non riconosce e vuole aboli re) potrebbe replicare che Grillo fa schifo perché men te, perché ha falsificato lettere mai ricevute dal Papa e dal presidente Cinese, per le mille frottole su scie chi miche, biowashball, cellularimicroonde, nobel autori del suo programma e così via, e lo farebbe senza linka re nulla al blog di Grillo, ma semmai rilanciando altri siti e blog di «autori amici», come fa il blog di Grillo con le news di Travaglio tramite Cadoinpiedi e TzeTze.
Se l’Unità non fosse un giornale serio, ricorderebbe quella strana ambiguità per cui Grillo denunciò Giova nardi per inadempimento dell’articolo 67 della Costi tuzione (così disse, poi non lo fece, come quasi sem pre!) salvo poi dire che era un articolo senza senso e da cambiare quando la fattispecie riguardava i suoi parlamentari. O chiederebbe conto di come mai Grillo chiede ai suoi parlamentari di rinunciare ai rimborsi elettorali (che consentirebbero al movimento di fare politica autonomamente da lui e Casaleggio) e non chiede a Casaleggio (che da sei anni chiude i bilanci della sua azienda con fatturato proveniente da risorse pubbliche) di rinunciare a quei soldi.
Questa vicenda  al di là della polemica in sé  tutta via mostra la distanza tra le testate giornalistiche, i media tradizionali, l’informazione professionale, e l’era della «guerriglia digitale» senza regole, e al di fuori di ogni possibile deontologia. Ed in questo, in termini di numeri e a scapito della qualità dell’infor mazione, i blog alla Grillo hanno tutto da guadagnare.
Ma tutto questo rilancia anche il più ampio tema dell’informazione ai tempi di internet, dello spot per cui qualcuno esalta il fatto che «chiunque può scrivere e creare contenuti» e presenta la rete come l’unica vera fonte di informazione libera, e viene da chiedersi  senza entrare nel merito delle opinioni, della massi ma libertà sui contenuti e senza alcuna censura  se sia davvero ammissibile tutto, anche la menzogna, e qual siasi tipo e genere di forma; in altre parole se tutto ciò che è possibile della anche essere di per sé lecito o legittimo. Se davvero questa è la rete che vogliamo e la dialettica che fa bene al Paese e alla società nel suo complesso.


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