Altri abbandoni sono in arrivo la rabbia degli intransigenti “Vanno via per tenersi i soldi”

Loading

ROMA — «Non è un fulmine a ciel sereno. È arrivato il momento di restituire i soldi, chi se ne vuole andare vada». Roberto Fico non nasconde l’esasperazione davanti alla domanda sull’addio della senatrice Paola De Pin. È furioso con la stampa, per non aver spiegato il punto di vista dei 5 stelle nella battaglia contro il decreto emergenze. Vuole concentrarsi su quello, sul lavoro, e non pensare a chi potrebbe lasciare, ancora, il Movimento. Ma gli ortodossi di Camera e Senato stanno in realtà cercando di capire chi dei cosiddetti “dissidenti” è già pronto ad andare via, e chi è invece “recuperabile”, come ha iniziato a sperare perfino Beppe Grillo.

Non è un caso che il capo politico dei 5 stelle stia continuando a chiamare deputati e senatori per cercare di rasserenare gli animi. E che abbia deciso di venire a Roma già la prossima settimana, appuntamento che stavolta non dovrebbe saltare e cui potrebbe partecipare anche Gianroberto Casaleggio. Da una parte, la data di martedì è lo spartiacque ideale: ieri deputati e senatori hanno ricevuto un’email con l’iban del fondo al quale restituire i soldi. Entro martedì, dovranno far confluire lì la parte eccedente lo stipendio che si sono impegnati a ricevere (5mila euro lordi, circa 3mila netti, su 10mila) e quel che non hanno speso dei rimborsi percepiti (che tra diaria, spese per l’esercizio del mandato, taxi e telefono superano gli 8mila euro al mese). Il tutto rendicontato voce per voce (nei file excel che neigiorni scorsi i parlamentari studiavano compulsivamente sono compresi titoli come: affitto, caparra, agenzia immobiliare, lavanderia, baby sitting, vestiti). «Sarà la Rete a decidere se non va bene quello che spendi», rispondono in coro a chi chiede loro cosa sia ammesso e cosa no.
«Chi se ne va adesso lo fa pernon restituire», è la linea che filtra dalla comunicazione, che però comincia a temere le dimensioni dell’emorragia. «Da una parte è meglio che chi non vuole rispettare le regole vada via subito, che non continui lo stillicidio quotidiano – è il ragionamento – ma certo, se fossero in tanti il problema sarebbe difficile da gestire. Èper questo che Grillo è preoccupato ».
Gli ortodossi – che tengono d’occhio «i prossimi» – hanno messo sotto osservazione la senatrice lombarda Monica Casaletto e il deputato Adriano Zaccagnini. Perché molti degli altri dialoganti si sono attestati su una linea più attendista. «Voglio credere a questa tregua», dice Tancredi Turco mentre mangia un panino insieme a Tommaso Currò. «Il fatto che la De Pin abbia lasciatodimostra che le epurazioni non servono, chi se ne vuole andare va via da solo. Io combatto da dentro ». Il catanese annuisce, dopo la telefonata di Grillo lavora per la pacificazione. E anche la sarda Paola Pinna, pur non convinta della modalità della restituzione dei soldi, non intende mancare l’appuntamento di martedì nédare alibi a chi vuole mandarla via. Il più inquieto è proprio Zaccagnini. Ne fa una questione di democrazia, «l’epurazione della Gambaro è stata assurda, antidemocratica, capisco che la De Pin abbia deciso di lasciare, sapevo che aveva avuto dei problemi a livello locale». Quanto a lui, «ho cercato di fare un appello che non è stato recepito, avevo chiesto ai talebani di cambiare loro per primi i toni, ma è chiaro che non vogliono. Dai messaggi che leggo in chat stanno solo aspettando il momento della diaria. Questa tregua è fittizia, hanno solo paura che le percentuali in favore delle espulsioni precipitino ancora ». Ce l’ha con quanto successo ieri in aula, Zaccagnini: «Di Battista ha risposto a un intervento del Pd con toni da talebano, parlando a nome di tutti. Di Stefano ha dato del “leccaculo” a un deputato di Sel. In Parlamento non possiamo usare i toni che Grillo usa fuori. Io non mi ci riconosco». Anche per questo, gli ortodossi credono che «volerà via» a inizio settimana. Ma lui ribatte: «Il fatto che sia a disagio, non vuol dire che esca lunedì».

 


Related Articles

Vitalizi, l’ultima resistenza della politica

Loading

Idea dimissioni per salvare le baby-pensioni. Di Pietro: riforma all’acqua di rose.   Tra i più agitati ci sono i leghisti “Ma ti pare che dobbiamo attendere 10 anni?” I più inquieti sono i leghisti Franceschini: impediremo le fughe 

Una voglia di crisi tenuta a bada da troppe incognite

Loading

Da New York, Enrico Letta ripete che gli investitori internazionali vogliono sapere se l’Italia è stabile: a conferma dei dubbi corposi che circolano. E nelle stesse ore, le notizie che accreditano i passaggi di pacchetti azionari consistenti di Telecom e Alitalia rispettivamente in mani spagnole e francesi, prefigurano scenari di progressiva erosione della competitività.

Per non perdere le elezioni

Loading

Comunque vada, con questo o con un altro sistema elettorale, si voterà  entro la primavera del 2013.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment