by Sergio Segio | 26 Giugno 2013 6:29
MOSCA — E venne il giorno della vendetta. Dopo aver lasciato rosolare per bene l’Amministrazione Usa in due giorni di proclami scomposti e di durissime minacce, Vladimir Putin ha finalmente affrontato la questione Snowden: «Si trova a Mosca, precisamente nel settore transiti dell’aeroporto, ma è un cittadino libero che in Russia non ha commesso alcun reato». L’ex analista della Nsa che ha deciso di svelare al mondo il piano capillare di intercettazioni della Casa Bianca, non sarà dunque consegnato alla giustizia americana. Partirà probabilmente oggi stesso o al massimo domani pomeriggio per raggiungere, via Cuba, l’Ecuador che avrebbe deciso di concedergli asilo politico.
Sinceramente convinto di essere stato snobbato e addirittura boicottato personalmente da Obama nei mesi scorsi, Putin ha dato il meglio di sé ieri pomeriggio in una conferenza stampa nel porto finlandese di Turku dove si trovava per una visita di Stato. Ostentando la calma glaciale dei bei tempi del Kgb, ha fatto finta di meravigliarsi per le «fantasiose e deliranti accuse americane»; ha detto di sperare «che non ci siano peggioramenti nei rapporti tra i due paesi»; e poi, con tono monocorde e burocratico da funzionario di ministero, ha elencato tutte le ragioni tecnico legali delle autorità di frontiera: «Nessuno da noi si aspettava l’arrivo di Snowden che è atterrato a Mosca di sua volontà. È fermo in territorio internazionale ed è libero di comprare un biglietto per qualsiasi destinazione. Del resto non esiste un trattato di estradizione con gli Stati Uniti e dunque non potremmo consegnarlo alle autorità Usa neanche se volessimo ». Affermazione che Washington si è affettata a smentire: «Benché non ci sia un trattato di estradizione con la Russia, c’è comunque una chiara base legale», ha dichiarato la portavoce della Sicurezza nazionale Caitlin Hayden chiedendo di «espellere Snowden senza indugio».
Precisazione che non cancella la grande soddisfazione personale per il dispetto a Washington e anche un grande interesse spionistico, visto che i funzionari dell’intelligencerussa non hanno mai lasciato da domenica pomeriggio la hall dell’hotel Capsule che ospita il loro ex collega americano.
A completare quello che Putin considera un successo di politica estera c’è da aggiungere il raggiunto obiettivo di trovare, una volta tanto, una posizione solidale con il complicato amico-nemico cinese. Da tempo Mosca e Pechino non avevano simile unità di intenti e un avversario in
comune. Proprio ieri la Cina reagiva duramente alle accuse di John Kerry definendo «intollerabile tanta stizza e tanta violenza verbale da parte di Washington».
Insomma agli americani tocca abbozzare. E Putin lo sa. Lui, così insofferente a quelle che chiama «lezioncine di democrazia da parte di Obama», si è voluto pure togliere un sassolino dalla scarpa infierendo su chi lo accusa di violare i diritti umani e perseguitare l’opposizione interna: «Snowden, come del resto Assange, sono definiti da milioni di persone come difensori mondiali dei diritti umani. Mi domando: sarebbe poi così giusto lasciarli arrestare? ». Solo un attimo di cedimento alla polemica, prima di tornare all’aspetto pratico: «Snowden farebbe bene a partire al più presto. Sarebbe comunque meglio per lui. E anche per noi».
Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2013/06/2013-06-26-06-30-54/
Copyright ©2024 Diritti Globali unless otherwise noted.