«Piano Giovannini» da 1,3 miliardi
ROMA — Dieci articoli, una trentina di pagine, e una disponibilità di un miliardo di euro dai fondi europei, vincolati al Sud, più altri 300 milioni, come risorse nazionali, da destinare al Centro Nord. Il decreto legge per la «promozione dell’occupazione, in particolare giovanile, e della coesione sociale», arriva stamattina in consiglio dei Ministri con una serie di nodi ancora da sciogliere. In attesa di altre risorse che potrebbero arrivare dopo il vertice europeo sull’occupazione, alcuni punti sono però fermi.
Bonus assunzioni
Il taglio dei contributi per le assunzioni a tempo indeterminato riguarderà i giovani tra i 18 e 29 anni disoccupati da almeno sei mesi o senza diploma di scuola superiore, e sarà pari a un terzo dello stipendio mensile lordo, per un massimo di 650 euro. Dice l’articolo 1 del decreto che il bonus durerà un anno e mezzo, oppure solo un anno nel caso in cui sia la trasformazione di un contratto a tempo determinato. Sul piatto ci sono almeno 800 milioni di euro, 500 per il Sud, 300 per il Centro Nord, che potrebbero portare a un numero di assunzioni variabile tra le 70 e le 100 mila. Ma le risorse potrebbero crescere ancora, anche stornando fondi da altri capitoli dello stesso provvedimento. Per ottenere il bonus è necessario che ci sia un «incremento occupazionale», cioè un aumento delle persone assunte in modo stabile rispetto alla media dell’anno precedente.
Contratti a termine
Si torna alle pause brevi che c’erano prima della riforma Fornero: 10 giorni per i contratti fino a sei mesi, 20 per quelli più lunghi contro i 60 e 90 introdotti rispettivamente un anno fa. Nell’articolo 5 del decreto vengono semplificate le regole per l’apprendistato e anche per il cosiddetto lavoro intermittente o a chiamata, che avrà un limite massimo di 400 giorni lavorativi nell’arco di tre anni. Semplificato anche il meccanismo dei voucher , i tagliandi usati soprattutto in agricoltura, con i buoni acquistati solo per via telematica.
Expo 2015
Solo per le iniziative «direttamente o indirettamente correlate all’Expo 2015» saranno possibili regole ancora più flessibili. Rivolte non solo ai giovani fino a 29 anni, dice l’articolo 2 del decreto, ma anche ai «soggetti con più di 50 anni disoccupati da oltre dodici mesi». Sarà possibile azzerare del tutto le pause fra i contratti a termine e anche allungare da 12 a 18 mesi la durata del primo contratto che non deve indicare una causale specifica. Queste misure saranno consentite fino alla fine del 2015 ma per renderle possibili ci dovrà essere o un «accordo quadro nazionale» tra sindacati e datori di lavoro. O, in alternativa, devono essere previste dai contratti collettivi nazionali validi non oltre la fine di giugno del 2016.
Dipendenti pubblici
È un capitolo nuovo del decreto, finora non se ne era parlato. In sostanza si favorisce l’uscita dei dipendenti vicini alla pensione perché vengono semplificate le procedure per la mobilità e si stabilisce che le piante organiche dei ministeri vengono fissate a livello centrale, con decreto del presidente del Consiglio. Dall’alta parte, però, si stringe sui contratti a termine, utilizzabili per «esigenze di carattere esclusivamente temporaneo o eccezionale» con responsabilità erariale per il dirigente che ne dovesse fare abuso. In cambio nei prossimi concorsi pubblici la metà dei posti viene riservata ai precari che negli ultimi dieci anni hanno fatto almeno tre anni di contratto a termine. Mentre per l’altra metà dei posti bisogna prima chiamare i vincitori dei concorsi passati che non sono stati ancora assunti per il blocco del turn over . Naturalmente per bandire i concorsi bisognerà trovare i soldi.
Reddito di inclusione attiva
Il nome è ancora provvisorio e potrebbe essere rivisto. Ma in sostanza vengono aggiornate le regole per la social card , come «misura di contrasto alla povertà assoluta». La sperimentazione viene allargata dalle sole città al di sopra dei 250 mila abitanti a tutto il Mezzogiorno. Lo stanziamento resta quello già previsto, 167 milioni di euro.
Lorenzo Salvia
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