by Sergio Segio | 26 Giugno 2013 6:25
ROMA — Tagli della spesa, aumento dell’acconto di alcune imposte, forse l’Irpef, tassa sulle sigarette elettroniche. Con questo mix di misure il governo intende recuperare un miliardo e trecento milioni, cioè l’importo che servirebbe per coprire il mancato aumento dell’Iva per tre mesi (un miliardo) e una parte delle misure del pacchetto lavoro (300 milioni; un altro miliardo viene da una rimodulazione di Fondi europei). Ieri in tarda serata il vertice a Palazzo Chigi tra Letta e Berlusconi ha deciso per il rinvio a settembre dell’Iva, con possibilità di un ulteriore rinvio a dicembre. Mentre il ministero dell’Economia cercava di mettere a punto le coperture che stamattina, alle 8.30, arriveranno sul tavolo del consiglio dei Ministri «aperte», nel senso che dovrà essere il governo a scegliere quali adottare.
La soluzione trovata serve ad attenuare le polemiche politiche che ieri infuriavano intorno al nuovo pacchetto su lavoro e Iva. Tanto che nell’ordine del giorno del consiglio dei Ministri l’esame di relativi provvedimenti è comparso solo alle 21.
A preoccupare ulteriormente il premier Enrico Letta ieri sera sono arrivate le cattive notizie sul vertice europeo che dovrebbe dare risposte all’emergenza occupazione, cominciando col mettere a disposizione i sei miliardi della garanzia per i giovani (youth guarantee ). Il problema è che l’accordo sul bilancio pluriennale dell’Ue tra Consiglio e Parlamento, che una settimana fa pareva essere andato in porto, non è cosa fatta. I gruppi parlamentari riuniti dal presidente Martin Schulz ieri mattina hanno respinto una proposta che non registra richieste fatte ormai quattro mesi e mezzo fa, all’indomani del vertice dell’8 febbraio in cui i leader europei vararono il bilancio 2014-2020 con gli oltre 100 miliardi di tagli chiesti dal premier inglese David Cameron.
In assenza della maggioranza qualificata richiesta per l’approvazione nella plenaria, in programma la prossima settimana in Parlamento, Schulz a questo punto porterà la questione direttamente al vertice in programma domani e venerdì, mettendone a rischio l’esito, atteso in particolar modo da Enrico Letta. Beninteso: il pacchetto preparato dal ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, non è in discussione: il miliardo e 300 milioni sono autofinanziati. Ma quello che stamattina sarà probabilmente approvato doveva essere, nei programmi del premier, solo un primo passo, cui avrebbe dovuto seguire «un secondo pacchetto» da varare «nei prossimi mesi», ha sottolineato il premier ieri in Aula alla Camera. Il programma europeo che l’Italia vuole anticipare a gennaio 2014 per garantire ai giovani un’offerta formativa o un impiego entro quattro mesi dal termine degli studi o dall’impiego precedente è la punta di diamante di questa seconda fase, che ora è a rischio. In soccorso potrebbero arrivare tre miliardi che l’Italia può ancora recuperare da una terza tranche di rimodulazione del cofinanziamento dei fondi Ue 2007-2013, ma che attende il via libera della commissione Ue.
Intanto proprio dalla riprogrammazione dei vecchi fondi strutturali europei il governo italiano ha già messo sul piatto un miliardo di euro per rilanciare l’occupazione giovanile al Sud, mentre per le Regioni del Centro Nord, si conterebbe su 300 milioni di risorse aggiuntive. «Non saranno decisioni che faranno discriminazioni — ha assicurato il premier —: interverranno con più intensità nelle aree in cui la disoccupazione è più alta, come nel Mezzogiorno, ma l’intervento riguarderà tutte le regioni di Italia».
Per finanziare il pacchetto lavoro e Iva dunque il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, si appresterebbe a proporre un mix di misure che partono con alcuni tagli di spesa, soprattutto dei ministeri. Ma la copertura che sembra destinata ad aprire uno scontro in consiglio dei Ministri è piuttosto quella dell’anticipazione di alcune imposte: «Corre voce — ha avvertito ieri il capogruppo del Pdl alla Camera, Renato Brunetta —, ma speriamo non sia vero, che la copertura del rinvio dell’aumento dell’Iva, di tre mesi o di sei mesi, sia stata individuata nell’aumento dell’acconto Irpef di fine anno, che grava soprattutto sui lavoratori autonomi. Ci auguriamo sia una voce infondata. In caso contrario, noi non saremmo assolutamente d’accordo…».
La terza voce d’intervento potrebbe essere una tassa sulla sigaretta elettronica e forse gli alcolici. Sarebbe tramontata l’ipotesi di accise su benzina e un prelievo sui giochi, visto il calo delle entrate già subito in questi due settori per via della crisi.
Antonella Baccaro
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