Paesi più pacifici: l’Italia è 34esima
MILANO – L’Italia è al 34esimo posto nel mondo tra i Paesi più pacifici. Si piazza davanti a Gran Bretagna e Francia (44esima e 53esima), ma dietro la Germania (15esima), l’Ungheria (23esima), la Spagna (27esima) e la Romania (30esima). È quanto afferma il Global peace index, l’indice che calcola il grado di tensioni sociali interne, di militarizzazione e di conflitto dei 162 Paesi del mondo. Quest’anno il rapporto verrà presentato per la prima volta in Italia, all’università Cattolica di Milano, durante la 13esima conferenza europea della pace Jan Tinbergen (dal 24 al 26 giugno). L’iniziativa è promossa dal Network of European peace scientist (Neps), l’Istituto di Politica economica dell’università Cattolica e l’Institute for Economics and Peace (Iep) di Sydney.
Dal rapporto il mondo appare sempre più violento. Il livello di pace è diminuito del 5 per cento, in confronto al 2008. Sono 110 i Paesi che hanno aumentato il loro tasso di violenza e 48 quelli diventati più pacifici. Il record negativo spetta all’Afghanistan seguito dalla Somalia e dalla Siria. Damasco però è quella che ha subito un tracollo nell’ultimo anno. Il tasso di violenza è aumentato in modo massiccio anche in Costa d’Avorio e in Burkina Faso.
L’Europa si conferma come il continente più pacifico, mentre è il sud est asiatico l’area più violenta del mondo. L’Islanda è è il posto più tranquillo del mondo, con un punteggio di 1,12 (il massimo è 1), seguita da Danimarca e Nuova Zelanda. L’Italia è 21esima in Europa, appaiata con la Bulgaria, con un indice di 1,66, molto vicino alla media continentale (1,62). È l’austherity, dice il rapporto (disponibile su http://www.visionofhumanity.org), la causa principale dell’aumento del conflitto in Europa. E le tensioni sociali, molto più che i conflitti con Paesi confinanti, sono il motivo reale della corsa agli investimenti in “sicurezza”.
Gli Stati spendono complessivamente l’11 per cento del Pil mondiale per contenere la violenza. Basterebbe la metà di questo tesoro da 9.460 miliardi di dollari per pagare i debiti degli Stati del terzo mondo (4,076 miliardi di dollari), per finanziare il Fondo salva Stati europeo (Esm, 900 miliardi di dollari) e coprire la restante quota per raggiungere gli obiettivi del Millennio (60 miliardi di dollari).
Al convegno dell’università Cattolica parleranno dell’argomento Steve Killelea, fondatore e chairman dell’Institute for Economics and Peace (IEP) di Sydney, Guido Merzoni, preside della facoltà di Scienze politiche e sociali, Roberto Ricciuti, dell’Università di Verona, Luigi Campiglio e Raul Caruso, dell’Università Cattolica. Sono in tutto 70 gli studiosi che prenderanno parte alla 13esima conferenza europea della pace Jan Tinbergen. Per la presentazione del report, l’appuntamento è il 26 giugno alla Cripta Aula Magna e all’Aula Maria Immacolata, dalle 9.30 alle 18.30. (lb)
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