Caro Epifani, così rinneghi te stesso

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Si tratta in realtà della “liberalizzazione” dei contratti a termine, ossia della istituzionalizzazione e generalizzazione del precariato come normale – e ricattatoria – forma del rapporto di lavoro. La seconda ragione è che ho lavorato con te per molti anni, quando eri Segretario della Cgil, in qualità, per così dire, di “giuslavorista in capo” e ti ho sempre sentito ripetere, in pubblico e in privato, che il rilancio dell’economia e dell’occupazione non passa dall’eliminazione dei diritti dei lavoratori, e, soprattutto, dalla distruzione della loro dignità e riduzione a uno stato di soggezione tramite licenziamenti “liberi” e precariato incontrollato. Hai sempre rimarcato che è falso che licenziamento e precariato “liberi” aumentino l’occupazione, che dipende, invece, dalla politica economica e dalla crescita della domanda aggregata.
Lo dimostra l’esempio della Spagna, che dopo aver liberalizzato i contratti a termine per i giovani, ha visto aumentare la disoccupazione giovanile ben oltre il 50%, e lo ha dimostrato anche l’inutile manomissione da parte del governo Monti-Fornero dell’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, che dopo un anno non ha creato neanche un posto di lavoro in più.
Ma vediamo più da vicino la micidiale proposta del governo Letta: in sostanza, i contratti di lavoro a termine diverrebbero “acausali” e senza limiti di ripetibilità per i giovani fino a 29 anni, mentre per gli altri il “primo” contratto a termine (che la riforma Fornero ha già reso “acausale” fino a 12 mesi) potrebbe prolungarsi a 18, 24 mesi o a chissà quando. “Acausale” significa che il termine automatico di scadenza potrebbe essere apposto anche senza una specifica causa, e cioè anche per far fronte a normali e continuative esigenze produttive, e non soltanto quando ricorrano esigenze temporanee. Ma chiediamoci, allora, perché il datore di lavoro, per sopperire a esigenze produttive continuative, dovrebbe ricorrere non a contratti a tempo indeterminato, come sarebbe naturale, ma a contratti a termine, e perché le organizzazioni datoriali insistano tanto per introdurre questa anomalia.
Semplice, perché il contratto a termine, a scadenza automatica e rinnovabile solo se il datore di lavoro lo vuole, gli conferisce uno strapotere contrattuale durante tutto lo svolgimento del rapporto, e mette di fatto fuori gioco lo Statuto del Lavoratori e ogni altra legge protettiva, che nessun lavoratore precario oserà più invocare per timore di un mancato rinnovo. Non per nulla un entusiastico plauso alla “proposta Letta” è venuto da una schiera di eminenti giuristi e avvocati di parte datoriale, che della negazione e del contrasto verso i diritti dei lavoratori hanno fatto la loro professione, nonché la fonte di ingenti fortune personali.
SE PASSERÀ la “Riforma Letta” (o Giovannini) tutte le nuove assunzioni saranno a termine, e il precariato sarà la condizione normale dei lavoratori, privati di tutela e di dignità. Né si dica che già oggi la maggioranza delle assunzioni avviene mediante contratti a termine o di lavoro somministrato: ciò è vero, ma costituisce semplicemente un’illegalità di massa, perché almeno l’80% di quei contratti è illegittimo, per carenza del presupposto di temporaneità delle esigenze produttive, e in ogni momento il lavoratore che voglia sottrarsi al ricatto, può denunziare in giudizio l’illegittimità, ottenendo la trasformazione del rapporto a tempo indeterminato. E nessuno lo sa meglio di te, caro Segretario Epifani, che hai sempre voluto che la Cgil disponesse di una capillare rete di uffici vertenze legali, nei quali centinaia di bravi e motivati attivisti lottano ogni giorno contro l’illegalità. Puoi, dunque, come Segretario del Pd – da cui questa disastrosa proposta interamente dipende – consentire all’abolizione, nella sostanza, del diritto del lavoro, che essa renderebbe, in concreto, impraticabile per i lavoratori ormai totalmente precarizzati? In molti, moltissimi, speriamo e crediamo che non lo permetterai, che farai decadere, anche mettendoti in gioco personalmente, la proposta governativa di “acausalità” dei contratti a termine che, tra l’altro, viola platealmente la Direttiva europea n. 1999/70, la quale richiede, per la loro legittimità, che siano “determinati da condizioni obiettive”. Ribadisco che alla presentazione del decreto da parte del ministro Giovannini mancano poche ore: bisogna, dunque, schierarsi e agire adesso.

* Responsabile della consulta giuridica della Cgil


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