Ogm, la rivolta “verde” in nome della qualità

by Sergio Segio | 20 Giugno 2013 6:39

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A qualcuno potrà sembrare la solita polemica Ogm sì Ogm no. E sbaglierà. Perché questi non sono giorni qualunque per il futuro del nostro cibo e le discussioni che si stanno sviluppando non sono un esercizio accademico. Questi sono i giorni decisivi, in cui vengono al pettine nodi vecchi di qualche anno e in cui il nostro Governo deve prendere finalmente una posizione che abbia un senso a proposito della questione Ogm in Italia.
Sarà questo il messaggio che porterà chi andrà a manifestare oggi pomeriggio alle 14,30 davanti a Montecitorio, insieme alle associazioni — di agricoltori, ambientalisti, consumatori — che fanno parte della Task Force “Per un’Italia Libera da Ogm”.
Un messaggio semplice e chiaro che si può riassumere così: 1) Il nostro Paese basa una parte importante della sua
economia sull’agroalimen-tare
di qualità. La qualità non è fatta di numeri, sigle e resistenza a malattie o erbicidi. La qualità è fatta di legami con un territorio, relazioni con la cultura di una comunità, coerenza con un determinato clima, sapienze antiche sulle quali innestare innovazione e creatività, identità. Gli Ogm tutto questo non ce l’hanno. Gli Ogm sono prodotti di fabbrica. Si possono fare ovunque, li può fare chiunque e necessitano un sistema di agricoltura monocolturale che spazzerebbe via tutte le nostre mille diversità. Quelle diversità per cui il made in Italy alimentare ci viene invidiato in tutto il mondo e per cui molti turisti vengono in questo Paese.
2) Non si governa ignorando i problemi. Il Senato ha recentemente votato all’unanimità una risoluzione in cui si dice che l’Italia deve attenersi strettamente al principio di precauzione. Questo significa che non è prudente, in un Paese come il nostro, per un’agricoltura come la nostra, in un’economia come la nostra, aprire agli Ogm. Cos’aspetta il Governo a dar seguito a questo voto del Senato?
3) Qualcuno considera illiberale l’idea che un certo tipo di coltivazioni sia vietato. In nome del libero mercato e di una generica libertà di scelta di ciascun individuo si dovrebbe consentire tutto a chiunque.
Ma non funziona così. Non funziona così per nessun settore della vita, chissà come mai proprio in agricoltura spuntano tutti questi difensori della massima libertà. Non funziona così con gli Ogm perché le condizioni in cui devono venire coltivati sono di fatto una limitazione per chi vuole fare un altro tipo di agricoltura, e segnatamente quella biologica e biodinamica, che dovrebbero subire indesiderati incroci pollinici casuali che non solo danneggerebbero i loro raccolti ma impedirebbero le certificazioni. Chi fa biologico non danneggia il vicino: chisemina Ogm invece sì.
4) Nel nostro Paese coltivare Ogm è vietato, come ha ribadito lunedì il ministro dell’Agricoltura De Girolamo; ma in Friuli nel 2010 e poi di nuovo in questi giorni un agricoltore, in spregio alle leggi nazionali, ha seminato mais MON810, un mais Ogm. Sulle semine del 2010 si sta per concludere un processo penale, che forse sarà inficiato da una ordinanza europea emessa senza consultare le parti, decisa sulla base di elementi puramente formali, disattendendo anche i recenti provvedimenti della nostra Cassazione. Le semine di questi giorni e quelle che in assenza di provvedimenti potrebbero avvenire nei prossimi anni sono una provocazione, utile solo a creare danno e discredito al nostro sistema alimentare.
5) Il ministro dell’Agricoltura, quello dell’Ambiente, quello della Salute, quello dell’Economia, quello del Turismo, quello dell’Educazione e in qualche modo anche tutti gli altri sono direttamente interessati a questo problema e hanno gli strumenti legali per intervenire: occorre agire subito, in modo coerente e coordinato. Bisogna che questo Paese si decida ad andar fiero dei suoi prodotti e delle sue tradizioni, anziché lasciare tutto in balia del primo provocatore che non ha nulla da perdere.
Perché noi invece da perdere abbiamo tantissimo, e dobbiamo evitarlo.

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