Pd, Renzi pronto a candidarsi Entro un mese il sì definitivo

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ROMA — Matteo Renzi sta pensando di mollare gli ormeggi e di scendere in campo nella corsa alla segreteria del Pd. I suoi sostenitori stanno preparando un documento congressuale e il sindaco ha deciso che scioglierà la riserva prima dell’estate, perché continuare a traccheggiare «fa molto vecchia politica».
Certo, il primo cittadino del capoluogo toscano aspetterà la definizione delle regole per le assise, perché, come continua a ripetere «questa volta non mi fanno fesso», però è orientato a giocare la partita della segreteria. Del resto, quello che intende fare, Renzi lo ha già scritto nella postfazione al libro di Giorgio Tonini ed Enrico Morando, «L’Italia dei democratici», che uscirà prima delle vacanze estive. Il riserbo, perciò, riguarda solo i possibili «tranelli» che potrebbero tendergli gli avversari interni. E che sono sostanzialmente due. Il primo riguarda l’idea di tenere i congressi locali prima di quello nazionale, facendo votare solo gli iscritti, in modo tale da costituire un partito d’apparato in cui il leader nazionale non conterebbe niente. Il secondo è legato all’ipotesi di far svolgere le assise nazionali in due tempi. Nella prima fase si deciderebbe la linea, in quella successiva si eleggerebbe il leader chiamato a incarnarla, che diventerebbe così un segretario dimezzato.
Se l’obiettivo dei maggiorenti del Pd fosse veramente quello di avere un segretario sotto tutela dei gruppi dirigenti, «allora — annuncia Renzi ospite di Agorà — io ho una buona notizia per loro. Se vogliono farsi le regole, io resto a Firenze tranquillo». «Quello di candidarmi alla segreteria», è il ritornello che il primo cittadino di Firenze ripete in tv, «è l’ultimo dei miei problemi. Non mi annoio a fare il sindaco». In realtà, Renzi sta lavorando per la ribalta nazionale e infatti negli ultimissimi tempi ha intensificato i suoi incontri con diversi maggiorenti del Pd e i suoi viaggi nella Capitale. E sempre più spesso Graziano Delrio, personaggio assai ascoltato dentro il Partito democratico, fa da ufficiale di collegamento tra il sindaco rottamatore e gli esponenti di Largo Del Nazareno.
Ciò non significa che la strategia renziana contempli fughe in avanti. Se il congresso sarà aperto a tutti, sarà in campo. Altrimenti no. Nella sua lista di desideri c’è l’auspicio di una data certa per il congresso, perché il timore del sindaco è che l’ultimo tentativo di sbarrargli il passo consista nel rinvio delle assise nazionali: «Vorrei che la prima regola del congresso fosse che si fa entro il 7 novembre, e che sia aperto», insiste. Dunque, lo scioglimento della riserva avverrà entro un mese. Ossia prima della pausa estiva, e non a settembre come inizialmente Renzi si era ripromesso di fare. Aspetterà il tempo che la commissione per il congresso istruita al Nazareno si è data per ridisegnare lo statuto. «Deciderò se candidarmi appena decidono le regole loro. Perché l’altra volta», sottolinea Renzi citando l’ultima competizione contro Bersani, «ho deciso e poi dopo hanno cambiato le regole». Ergo, «stavolta non passo da fesso». No, non vuole passare per «fesso», ma per le primarie, ben sapendo che se scende in campo prima che i suoi avversari si organizzino, sarà molto difficile per tutti nel Pd dirgli di «no».


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