Trattativa Stato-mafia Il caso degli «informatori»

by Sergio Segio | 20 Giugno 2013 6:15

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A due particolari «informatori» di Cosa nostra vicinissimi ai pm, il maresciallo della Guardia di Finanza Giuseppe Ciuro, a lungo ombra di Ingroia, e al maresciallo del Ros Giorgio Riolo, entrambi condannati, fa riferimento Emanuele Macaluso in una lettera pubblicata ieri sul Foglio di Giuliano Ferrara per richiamare una questione già sottolineata da Mori nella sua «memoria» ai giudici. Perché proprio Ingroia e adesso il pm Antonio Di Matteo con altri sostituti sottoscrissero il 1 settembre del 2004 che «da molti anni» i due «traditori», come poi li definì Piero Grasso, avevano fornito «notizie segrete e rivelazioni sulle indagini dei Ros finalizzate alla cattura dei latitanti Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro».
Come dire che se i mafiosi avevano notizie arrivavano dalle sentinelle di stanza negli uffici dei pm «da molti anni». E non da Mori od Obinu sotto processo, come osserva Macaluso, l’ex senatore che fu direttore de l’Unità, molto critico con un articolo di Marco Travaglio scritto contro la ricostruzione di processo e trattativa fatta da un emergente cronista del Foglio, Claudio Cerasa. Polemica che il pm Di Matteo richiamerà a una delle prossime udienze per dire ai giudici come stanno le cose. Anche per spazzare via quello che con i suoi più stretti collaboratori considera un «equivoco» di Macaluso. Pronti a richiamare alcune date. In sintesi: la contestazione mossa a Mori e Obinu di avere favorito la latitanza di Provenzano riguarda quanto fatto fino al 1996, comunque fino a quando gli stessi rimangono al Ros con ruoli operativi (Obinu lascia nel ’97, Mori nel ’98). «Lontani quindi dal 2004», sottolineano. Altre date e altri dati pronti per la contromemoria di Di Matteo: Ciuro fu accusato non di informare Provenzano, ma Michele Aiello, il re della Sanità, e con Riolo, pur processato per 416 bis, sempre per fatti avvenuti dal 2001 al 2003. Ultima chiosa su una prima richiesta di archiviazione avanzata per Mori nel 2006 con Di Matteo che richiama l’approfondimento richiesto dal gip: «E poi trovammo molto più di quanto avevamo..». Un ping pong che continuerà mentre sfileranno centinaia di testimoni.

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