Pd, nasce il «correntone» anti-Renzi

by Sergio Segio | 13 Giugno 2013 6:20

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ROMA — Un «correntone» antirenziano, guidato da Bersani. Il documento promosso dai fedelissimi dell’ex segretario e l’incontro alla Camera tra i parlamentari di origine diessina hanno messo in agitazione il sindaco di Firenze. I «vincenti alle amministrative», ironizza su Twitter il renziano David Ermini, «vogliono portare il Pd in zona di protezione e ripopolamento». E Lorenzo Guerini, ex sindaco di Lodi, stoppa il tentativo di far scegliere il segretario ai soli iscritti: «Perché dovremmo respingere la partecipazione? Dico, ma vogliamo davvero passare dai tre milioni delle ultime primarie a 150 mila persone?».
La tregua imposta dalla vittoria dei sindaci è già finita, il congresso si avvicina e le correnti si organizzano a colpi di documenti contrapposti, dividendosi sostanzialmente in due grandi fazioni: chi sta con Renzi e chi sta contro. Per preparare il congresso gli uomini di Bersani hanno scritto un testo dal titolo «Fare il Pd», che i renziani leggono come un tentativo «grossolano» di sbarrare la strada al sindaco. Ricostruzione subito smentita dai bersaniani. «Il documento non è contro qualcuno — assicura il sottosegretario Maurizio Martina, che lo ha promosso con Stefano Fassina e Alfredo D’Attorre —. Serve a rilanciare la funzione del Pd come collettivo, squadra, non comitato ad personam». Però il documento gira attorno al rifiuto dell’«uomo solo al comando», modello berlusconiano (e poi renziano) al quale Bersani e i suoi dicono di non volersi arrendere. Un principio che porta a ripensare le primarie chiedendosi, tanto per cominciare, «se non sia stata una forzatura usare questo strumento per l’elezione dei segretari regionali». I nemici di Renzi temono che il sindaco, candidandosi alla segreteria, possa essere incoronato con un plebiscito e provano a frenarne la corsa. «Guidare il Pd è un lavoro faticoso, non può essere solo un trampolino di lancio o un autobus per Palazzo Chigi — avverte Davide Zoggia, che coordinerà la Commissione congresso —. Il premier ce lo abbiamo e chi si candida a leader sappia che potrebbe doverlo fare anche per tre o quattro anni». Sulle regole è già scontro. Guglielmo Epifani aveva convocato per oggi una conferenza stampa per presentare le nuove modalità di iscrizione al partito, via web. Ma i renziani, che non ne sapevano nulla, hanno protestato e il Nazareno l’ha sconvocata adducendo «sopraggiunti impegni» del leader.
Anche Dario Franceschini vede i suoi parlamentari e studia le mosse congressuali. Il ministro, che ritiene Renzi «la principale risorsa per vincere le elezioni», è favorevole a scindere la figura del segretario da quella del premier e pensa a una possibile mediazione: leader eletto dagli iscritti e primarie aperte per Palazzo Chigi. Una soluzione che taglierebbe Renzi fuori dalla gara per il Nazareno, consentendogli però di vincere la consultazione per la premiership.
Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, si tira fuori dal compito «nobile e appassionante» di guidare il Pd: «Ribadisco che non è nei miei progetti candidarmi per un ruolo di segretario». C’è fermento e tensione, quaranta deputati scrivono una lettera aperta al segretario e al capogruppo Roberto Speranza chiedendo di uscire dallo schema correntizio per aprire un dibattito sui contenuti. Tra i firmatari la ex bersaniana Alessandra Moretti, che ha promosso il contro-documento. Contro i bersaniani si schierano Gianni Cuperlo e Matteo Orfini, che lo dice con un editoriale su Left Wing: «Anche il Pd è rimasto ostaggio della propria piccola oligarchia, del proprio patto di sindacato interno, incapace di scegliere dove collocare se stesso…».

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