by Sergio Segio | 12 Giugno 2013 9:29
Proprio mentre Paolo Maddalena sulle pagine del manifesto di giovedì scorso teorizzava allarmi contro possibili speculazioni e «inciuci», molto più concretamente, tutti i gruppi parlamentari, senza particolari proteste, prorogavano per altri due anni una norma che è la vera benzina della cementificazione del territorio italiano.
Il consumo di suolo è una questione molto concreta e su cui la sinistra sconta ritardi culturali enormi. Del resto fu proprio un governo di centrosinistra ad aprire la possibilità di usare gli oneri di urbanizzazione – ossia il contributo che si paga per costruire – per la spesa corrente dei Comuni, togliendola così agli investimenti per fogne, strade, parchi, scuole nelle periferie. È questa deroga che è stata prorogata dalle nuove camere fino al 2014 rendendo possibile così uno scambio che vede i costruttori ricattare i Comuni con la promessa di soldi per tenere aperti asili nido in cambio di nuove concessioni edilizie.
Quale risposta alternativa si è in grado di proporre a questi sindaci? Quali speranze vogliamo dare a quelle 250mila persone che in edilizia hanno perso il lavoro o a chi vive in periferie degradate e in case costruite male, spesso insicure, dove affitti, mutui, bollette si divorano gli stipendi? Sono questi i problemi che la sinistra italiana, nelle sue tante articolazioni, ha oggi di fronte e non deve proprio ora compiere l’errore di volgere lo sguardo indietro. È possibile, come fa Maddalena nel suo articolo, gridare allo scandalo perché in una delle tante proposte di legge (in quella di Realacci come in quella dei grillini) si prevede di tassare pesantemente il consumo di suolo? Oppure che sia una truffa introdurre nuovi strumenti «per la messa in sicurezza antisismica del patrimonio esistente»? Non è nella difesa dello status quo che si fanno gli interessi dei cittadini contro quelli degli speculatori. E proprio in una battaglia politica che leghi assieme la difesa dell’ambiente con una coraggiosa politica di riqualificazione urbana c’è oggi lo spazio nella società per costruire un forte consenso, che può vedere assieme ambientalisti e lavoratori, Sindaci e anche la parte più innovativa delle imprese delle costruzioni.
Non solo, in parlamento una legge che puntasse sul serio a fermare il consumo di suolo, a tassare pesantemente rendita e impatto sull’ambiente, a favorire con nuovi strumenti la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio può contare su una larga maggioranza parlamentare. È proprio intorno ai beni comuni e all’ambiente, all’innovazione e ai diritti che la sinistra può costruire un proprio moderno profilo. Nelle prossime settimane proprio su questi temi si aprirà un dibattito parlamentare che è una cruna dell’ago per uscire dalla crisi che sta vivendo il nostro paese. Non sprechiamo anche questa occasione.
* vicepresidente Legambiente
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