by Sergio Segio | 11 Giugno 2013 6:54
BRESCIA — Sono le cinque del pomeriggio quando Emilio Del Bono, accolto da un’ovazione, arriva a piedi in piazza della Loggia. Saluta la folla, abbraccia Laura Castelletti che con l’apparentamento della sua lista civica ha contribuito alla vittoria (e ora sarà vicesindaco), poi sale le scale del municipio verso il suo nuovo ufficio che Adriano Paroli ha sgomberato in mattinata.
È durata solo cinque anni la parentesi del centrodestra al governo di Brescia. Del Bono (Pd) ha vinto con il 56,52% e 13 punti di distacco, un risultato oltre le previsioni della vigilia (che pure lo davano in vantaggio), riconsegnando palazzo della Loggia al centrosinistra che dal 1994 ha sempre avuto la maggioranza, prima con Mino Martinazzoli e poi, per due mandati, con Paolo Corsini. Una rivincita per Del Bono, che nel 2008 proprio contro Paroli aveva subito una bruciante sconfitta, crollando al primo turno davanti al 51,4% del ciellino candidato dal centrodestra.
Dimezzati dopo cinque anni Pdl e Lega, quasi spariti gli ex An e l’Udc, la maggioranza che sosteneva il sindaco uscente era ormai ai minimi termini. I bresciani hanno dunque bocciato la gestione di Paroli, che aveva puntato su grandi progetti (poi congelati in campagna elettorale) come lo stadio, la nuova sede del Comune e il parcheggio sotto il castello, e i quindici giorni tra il primo turno (conclusosi in parità con il 38%) e il ballottaggio non sono serviti a riportare alle urne, come sperava Paroli, il popolo deluso della destra. A nulla sono servite pure le promesse di sconti sul biglietto del metrò o di incentivi alle imprese che assumono giovani.
Ieri pomeriggio la folla che festeggiava in piazza la vittoria di Del Bono scandiva in coro «Dov’è il Bigio?», a ricordare la polemica un po’ surreale che ha animato gli ultimi mesi del governo Paroli che voleva ricollocare nella littoria piazza della Vittoria la statua in marmo del Bigio, monumento all’era fascista tolto dal suo piedistallo nell’immediato dopoguerra. E anche l’ultima mossa del sindaco uscente, quella di presentare la sua squadra (con larga presenza di donne) per dimostrare la volontà di rinnovamento, non è servita a spostare i voti in libertà.
Al nastro di partenza delle elezioni si erano presentati dieci candidati appoggiati da 25 liste, ma al primo turno si erano rivelati determinanti per il successo delle due principali coalizioni solo le civiche «Brescia per Passione» di Laura Castelletti, e quella di «Francesco Onofri Sindaco», entrambe intorno al 7%. Mentre la Castelletti si è apparentata con Del Bono, l’altro candidato ha lasciato liberi i suoi elettori e una parte si è indirizzata verso il centrosinistra, scelta fatta anche da diversi grillini (qui il Movimento 5 Stelle si è fermato sotto il 7%). Sempre alta l’astensione, che è aumentata del 6% rispetto a quindici giorni fa, arrivando al 41%.
Emilio Del Bono, 47 anni, è avvocato. Di formazione cattolica, è stato l’ultimo segretario della Dc cittadina e poi del Partito popolare. Eletto deputato nel 1996 con l’Ulivo, è rimasto in Parlamento sino al 2008 quando si è candidato sindaco a Brescia. In questi cinque anni è stato capogruppo del Pd in Comune. «Ero fiducioso — commenta — perché c’era voglia di cambiamento, ma il successo ha superato le mie aspettative. La città ha voltato pagina e ora le attese sono grandi. Mi metterò subito al lavoro — aggiunge il neoeletto — e sarò il sindaco di tutti. Nei primi cento giorni rivedrò il bilancio previsionale, cercherò di trovare i fondi per la bonifica della scuola inquinata da pcb e rivedrò i patti parasociali di A2A».
Luigi Corvi
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