Marino non sfila in Campidoglio «Saremo guida morale del Paese»
ROMA — Il timido Ignazio, com’è spesso parso nella campagna elettorale, di colpo sembra non esserci più. Trasformato da una vittoria che il centrosinistra, a Roma, attendeva da cinque anni e che forse nessuno s’aspettava tanto netta nel risultato: «Oggi è una giornata in cui in molte città d’Italia il centrosinistra ha raggiunto risultati straordinari, però questa è la Capitale ed è da qui che dobbiamo riacquisire un ruolo di guida morale per il nostro Paese». Ma i grandi orizzonti si alternano a quelle che possono sembrare sfumature, e sulle quali, comunque, Marino sembra decidere senza incertezze, timidezze, concessioni alla base: «Non andrò a festeggiare in Campidoglio, quello è un luogo sacro». È la piazza di tutti i romani, che fu preda dell’esultanza di Alemanno e dei suoi sostenitori nel 2008. In molti, nel centrosinistra, non hanno dimenticato quelle scene: e, in molti, hanno cercato di convincere Marino a lasciarsi almeno immortalare in una foto che fosse simbolo della riconquista. Ma le proporzioni della vittoria, forse, hanno aiutato Marino a decidere senza lasciarsi influenzare: certo l’affluenza non è da record, ma il risultato sì. In termini percentuali, 63,9 a 36,1, cioè quasi 28 punti più del rivale — che pure arrivava dopo cinque anni di governo — e tutti i Municipi della città vinti dal centrosinistra con un punteggio che non c’era mai stato, 15 a 0. Il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, che pure aveva sostenuto la corsa di Marino fin dall’inizio, spiega il distacco record dato ad Alemanno con una formula che bada poco all’eleganza ma certamente è efficace: «Con Roma non si scherza, bisogna amarla e curarla bene, altrimenti s’incazza». E Marino: «Quindici a zero non era mai successo, vi pare poco?». In piazza, i militanti stappano bottiglie e cantano «Bella ciao».
Sono le 17,30 quando, nel tempio di Adriano in piazza di Pietra, a due passi dal Pantheon, Marino — in giacca blu, jeans grigi, camicia chiara senza cravatta — si rivolge ai romani per la prima volta da sindaco. I concetti che esprime sembrano avere uno scopo preciso: tracciare una linea di separazione dal passato. Non solo per la scelta di non festeggiare in Campidoglio: «Bisogna riportare i valori, la città va cambiata nelle piccole cose, vorrei rivedere le persone sorridere in strada. Attenzione, non governeremo con le ideologie ma con le idee». E spiega che la Capitale deve ritrovare «la solidarietà, che poi è il valore culturale del centrosinistra che stasera, qui, vince». E che in qualche modo dovrà diventare la linea guida della Capitale: «Una città che non si dimentica un solo istante di chi è rimasto un passo indietro». Non nomina mai il sindaco uscente, Gianni Alemanno, neanche quando porge una mano a lui e a tutti gli sconfitti: «Per cambiare Roma ho bisogno dell’aiuto di tutti. Penso al M5S e anche alla forza che fa capo ad Alfio Marchini, e anche al sindaco uscente, e all’opposizione». A tutti chiede «collaborazione sui temi concreti». In città, non mancano: «La prima emergenza è il lavoro, per i giovani e per chi l’ha perso». Impresa non semplice, ma Marino oggi sembra non volersi porre alcun ostacolo: «Questa città tornerà a sognare e a sperare».
La sala è colma di persone, sostenitori e militanti, soprattutto politici. Il grande tessitore del centrosinistra romano, Goffredo Bettini: «Sono stati cinque anni di decadenza della città, per questo Alemanno è stato bocciato. La forza di Marino è nel suo essere irregolare, libero». Il parlamentare Michele Meta: «A Roma abbiamo avuto al secondo turno un calo minimo rispetto al dato nazionale. Questo perché su Marino, già al primo turno, la città ha investito». Il segretario del Pd del Lazio, Enrico Gasbarra: «Marino ha subito dimostrato, non andando a festeggiare in Campidoglio, che le istituzioni sono sacre e che da ora sarà il sindaco di tutti». L’ex assessore alla Cultura (con Veltroni) Silvio Di Francia: «Forse cinque anni fa abbiamo meritato la sconfitta, di certo adesso abbiamo meritato la vittoria». Arriva anche la nota del sindaco di Parigi, Bertrand Delanoe: il voto romano «è la fine di una gestione molto reazionaria». Marino sorride: «Abbiamo liberato Roma, adesso un bicchiere di vino possiamo concedercelo».
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