by Sergio Segio | 10 Giugno 2013 8:29
VENEZIA — Crocierista trolley nero, il tuo posto non è l’imbarcadero. Il signore e la signora Rashmikant, 126 anni in due, si son presi una bella stancata. In treno da Londra a Birmingham, charter su Verona, il pullman fino a piazzale Roma e poi a piedi alla Capitaneria di porto, due chilometri buoni. Trascinano le valigie total black sull’asfalto caldo, arrotano pensieri taglienti. La loro «Fascinosa» è laggiù che li aspetta al molo, ma tra il dire e il mare c’è di mezzo un cordone di celerini coi manganelli, no global coi caschi, uno sventolio di bandiere No Grandi Navi.
La Venezia che non s’aspettavano: o sòla mia, invece del gondoliere canterino ecco i tamburi che ritmano «della vostra vacanza non ce ne frega un c….o!». Vallo a sapere che i 1.500 euro dall’Adriatico a Istanbul, all inclusive, includevano la protesta di chi gli grida «dalla Laguna alla Turchia, un solo grido: capitalisti via!». I signori Rashmikant hanno pazienza indiana, prendono foto, anche questa è Italia: «Ma se si sapeva da un mese che c’era questo corteo, perché nessuno ce l’ha detto?».
Par tera e par mar, la prima vera protesta dei No Nav è a uso fotografi. Nessuna violenza. Fumogeni, spintoni e qualche manganellata della polizia. Pirati con spade gonfiabili, canotti da bebè per fare scudo. Otto mostri da crociera bloccati all’imbarco d’una mattina assolata. Stoppati nel pomeriggio piovoso da una quarantina di barchini a remi che sfidano le sirene sul canale della Giudecca: si tenta un blitz anche sulla «Fantasia», la crocierina del Milan destinazione Atene, con Allegri e Galliani avvertiti dal comandante che la nave salpa un’ora e mezza più tardi, «causa contestazione». Il resto sono 22mila passeggeri e camerieri di bordo, croupier e mozzi, tutti lasciati a vagare mezza domenica per le calli. Un’elegante signora che incita alla lotta di (prima) classe e tenta inutilmente di forzare il blocco, gli altri che si rassegnano alla partenza ritardata («poi non si lamentino se i turisti se ne vanno da un’altra parte!», Stefano Batini, pisano, 50 anni), i contestatori che non compatiscono: «I vostri soldi noi non li abbiamo!».
Alla quarta uscita pubblica, i No Nav fanno piccola massa e grande critica assieme ai No Tav della Val di Susa, in scia pure i No Muos (che boicottano le antenne militari), i No Tem (che contestano le tangenziali), i No Pedemontana (che ce l’hanno con le strade), gli Aeroport Non (che combattono gli scali), gli Stuttgart 21 (che sfidano le ferrovie)… «Io a Venezia ci vengo in kayak, non in crociera – spiega Arrigo Allegri, 74 anni, di Parma —. Appoggio la protesta: ci si deve riprendere la città».
Pure molti veneziani gran signori, troppo signori, in piazza non scendono ma è da un bel po’ che si son rotti di questi giganteschi alberghi galleggianti fin davanti a San Marco, che muovono maree e scaricano schifezze. Sbotta Massimo Cacciari: «La questione è talmente ovvia! S’attrezza una bella area turistica a Marghera e le si manda giù per il canale dei petroli, come tutte le altri navi. Ammesso e non concesso che sia da escludere un incidente come al Giglio o a Genova, tutto questo movimento crea disastri a fondamenta fragilissime. Non ci vogliono gli scienziati, che pure hanno già dimostrato il danno: basta guardare come si tira la corda d’una barca ormeggiata alla Giudecca, quando passano queste navi… La vera obbiezione di chi sponsorizza le crociere è economica: vedere il cuore di Venezia dalla tolda è uno spettacolo che toglie il fiato, non ci sono Caraibi che tengano, ed è questo che si continua a vendere ai turisti. Invece con un percorso alternativo, chissà, si potrebbe insegnare loro ad apprezzare Venezia anche in un altro modo». Lei che è stato sindaco… «I sindaci non possono nulla: amministrano la città più estesa d’Italia dopo Roma, tre volte più estesa di Milano, ma sono competenti solo sulle terre emerse. Alla faccia del federalismo, la responsabilità del mare è dell’Autorità portuale e del governo centrale».
Eppure la sottosegretaria Borletti Buitoni, Beni culturali, dice che l’unico danno di queste navi è all’estetica… «Ma che si vergogni! Lei che per anni ce l’ha menata col paesaggio…Chi può dirlo: anche Marinetti avrebbe amato le navi in laguna. E un giorno, perché no, magari ci proporranno le auto in piazza San Marco!».
Francesco Battistini
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