Cinquestelle, insulti per i 2 transfughi E il leader: il Parlamento è una tomba

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ROMA — Due deputati in fuga verso il gruppo misto. Insultati e minacciati sui social media. Gratificati dagli ex colleghi del Movimento da epiteti forti, dal più benevolo «lavativi» al lapidario «parassiti». Che in qualche modo si sposa alla «tomba maleodorante», definizione del Parlamento di Beppe Grillo, che a molti sembra evocare l’«aula sorda e grigia», di mussoliniana memoria. E che non piace neanche al presidente della Camera Laura Boldrini: «Sono parole scomposte e offensive, che colpiscono il Parlamento e quindi la democrazia. Grillo si ostina a chiudere gli occhi sui cambiamenti in corso». Replica il leader a 5 Stelle: «Sembra di sentire Berlusconi quando diceva che non bisogna parlare di mafia per non danneggiare l’immagine dell’Italia. Ma la Boldrini non è stata eletta da nessuno». Il bollettino quotidiano dei tumulti a 5 Stelle prevede un menu ricco. Si avvicinano i ballottaggi e i toni si impennano. Grillo spara un post con titolo a effetto: «La scatola di tonno è vuota». Metafora che si riferisce al claim della campagna, «apriremo il Parlamento come una scatola di tonno», ma anche alla battuta di Pietro Nenni: «Sono entrato nella stanza dei bottoni: è vuota». Ma il concetto di vuoto è declinato da Grillo in termini più devastanti. Scrive sul blog che il «Parlamento è incostituzionale»; che cambiare la costituzione «su dettatura di pdl e pdmenoelle è una follia»; che il Parlamento «oggi non serve a nulla». Si limita a emettere «sussurri, rantoli, gemiti come un corpo in agonia». Le Camere sono «un luogo di nominati che pigiano bottoni a comando e approvano le leggi del governo». In conclusione: «Il Parlamento potrebbe chiudere domani, nessuno se ne accorgerebbe. È un simulacro, un monumento ai caduti, la tomba maleodorante della Seconda Repubblica. O lo seppelliamo o lo rifondiamo».
Parole che ottengono una reazione bipartisan, che forse Grillo interpreterà come l’ulteriore conferma della vicinanza tra Pd e Pdl. Per Stefano Fassina, Pd, sono «parole inaccettabili che esprimono una cultura autoritaria e fascista. Sono quasi le stesse usate da Mussolini nel discorso del bivacco». Renato Brunetta si associa, a modo suo: «Grillo, nel suo blog popolato da cannibali, qualifica il Parlamento come tomba maleodorante. Mi aspetto che lo faccia incendiare come Hitler con il Reichstag. Questo è terrorismo linguistico». La Comunicazione a 5 Stelle reagisce con una nota in cui ricorda tutti quelli che in passato hanno definito «inutile» il Parlamento.
A proposito di parole, ne volano di grosse dopo l’annuncio del passaggio al gruppo misto dei due tarantini Alessandro Furnari e Vincenza Labriola. Addio motivato, spiegano, da divergenze sull’Ilva, ma anche «da alcune decisioni calate dall’alto che hanno spezzato la fiducia». È noto, però, che la divergenza è stata soprattutto sulla diaria da restituire. Il gruppo M5S reagisce con una nota in cui si spiega che la loro «dissidenza» è questione di soldi. Più espliciti altri. Riccardo Nuti, capogruppo: «Sono due lavativi attaccati alla diaria». Gianluca Vacca: «Due parassiti». Manlio Di Stefano: «Sono come Razzi e Scilipoti». Cristian Iannuzzi: «Si dimettano e restituiscano i soldi». Andrea Colletti: «Due senza arte né parte, si sono trovati su un tesoro che fa gola. Li capisco ma non li perdono. E prevedo che almeno altri 4-5 faranno lo stesso presto».
Alessandro Trocino


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ROMA — «Le dimissioni di Cuperlo? Erano inevitabili, dopo quello che è successo in direzione. Era ovvio da subito che sarebbero arrivate». Pippo Civati, deputato del Pd e, nelle scorse primarie, candidato a guidarlo, non è sorpreso dagli atteggiamenti di nessuno dei suoi due ex rivali: «Avevo sconsigliato Cuperlo di accettare la presidenza del partito perché conoscevo il modo assoluto e decisionista di Renzi di interpretare la leadership».

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