Draghi: “Ripresa più lontana” Borse giù, decolla lo spread

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BERLINO — La recessione nell’eurozona si aggrava, le prospettive di ripresa si allontanano, e nel frattempo tutto il peso della flessibilità sul mercato del lavoro ricade sulle spalle dei giovani, con un tasso di disoccupazione altissimo, intollerabile soprattutto per gli under 25. Parola di Mario Draghi. Con questi segnali, non incoraggianti, il presidente della Banca centrale europea ha esortato governi e parti sociali a misure più coraggiose, nella sua conferenza stampa ieri alla Eurotower di Francoforte, a conclusione della riunione del board della Bce. Ma questo non significa rinunciare al rigore: «Le proroghe al rientro dal deficit vanno concesse solo in casi eccezionali », ha detto.
Le parole di Draghi e le stime Bce hanno avuto un effetto deprimente sui mercati, con Milano che ha perso il 2,6% (e 5,7 miliardi
di capitalizzazione) e lo spread che chiude in rialzo a 284 punti (dopo aver toccato i 286,5). I tassi centrali dell’area della moneta unica restano invariati, al minimo storico dello 0,5%; e la politica accomodante continuerà, ha detto Draghi respingendo in sostanza il pressing della Bundesbank per una politica più restrittiva. La Bce, ha spiegato Draghi, si è vista costretta a rivedere al ribasso i dati sul Pil: la contrazione nell’eurozona quest’anno
è stimata ora in uno 0,6%, contro lo 0,5 delle previsioni precedenti. Per il 2014, le speranze di un ritorno alla crescita sono lievemente riviste verso l’alto, a un più 1,1%. Ma da qui all’anno prossimo tutto può accadere. Senza misure strutturali, ha ammonito, il panico dei mercati può tornare. Mentre non c’è motivo di dichiarare un “mea culpa” Bce sulla Grecia simile a quello del Fondo monetario.
Situazione pesante, dunque.
Particolarmente in Europa meridionale e in Italia. Secondo la Confcommercio, i consumi nel nostro Paese hanno registrato in aprile un crollo annuo del 3,9%, e nemmeno il settore della telefonia è stato risparmiato dal brutale trend negativo.
Ma torniamo alla Bce. Particolarmente preoccupate sono suonate le frasi di Mario Draghi sul mercato del lavoro: «Le sue condizioni restano deboli e la flessibilità è stata scaricata tutta sulle spalle dei giovani». Con la conseguenza, pericolosa anche rispetto alla stabilità politica e sociale, di tassi di disoccupazione giovanile «inaccettabili». I governi devono procedere con le riforme: l’aumento della pressione tributaria nel breve è stato in molti casi lo strumento più facile per il consolidamento dei conti pubblici, ma adesso «il peso del fisco è eccessivo e va ridotto».
Al vertice Bce si è anche discusso di tassi negativi, come di altre misure non convenzionali da varare eventualmente per tentare di rilanciare economia e occupazione. Ma su questo punto il confronto con la Bundesbank resta aperto. La decisione di lasciare i tassi centrali invariati «è stata presa a larghissima maggioranza», ha sottolineato Draghi. Lasciando pensare a forti riserve del suo rivale, il falco ortodosso Jens Weidmann, numero uno di Buba.


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