Volata per le commissioni, riecco gli ex ministri pdl
ROMA — Mancano meno di 48 ore alla prima convocazione delle commissioni parlamentari (martedì pomeriggio) e non c’è ancora un accordo nella maggioranza (Pd, Pdl, Scelta civica) sulle presidenze. Non c’è intesa sul criterio quantitativo di ripartizione delle poltrone perché il Pdl chiede pari dignità pur contando alla Camera su una rappresentanza parlamentare assai meno consistente rispetto a quella del Pd. Poi c’è un problema di nomi che è ugualmente rilevante: il Pdl, infatti, rivendica per gli ex ministri Nitto Francesco Palma e Paolo Romani le commissioni Giustizia e Infrastrutture (cioè le Telecomunicazioni) del Senato. La spinta per Palma e Romani, che arriverebbe direttamente dal Cavaliere, ovviamente non aiuta la trattativa e fa irrigidire il Pd che ora creerebbe problemi sugli altri ex ministri del Pdl: Michela Vittoria Brambilla, Stefania Prestigiacomo, Mara Carfagna, Altero Matteoli. E anche nel Pd, sebbene tra gli ex ministri ci sia in corsa solo Cesare Damiano per la commissione Lavoro, non mancano i problemi per l’eccesso di candidature. Dentro Scelta civica, invece, la commissione Esteri del Senato, destinata a Pier Ferdinando Casini, azzererebbe le aspettative dei montezemoliani che puntano sulla presidenza del gruppo del Senato, spingendo Gianluca Susta nonostante Benedetto Della Vedova sia in pole position.
La trattativa sui presidenti delle commissioni è condotta dai capigruppo — Brunetta e Schifani del Pdl, Speranza e Zanda del Pd, Dellai di Scelta civica — che hanno tempo fino a stasera, massimo domani mattina, per trovare l’accordo su numeri, nomi e compensazioni.
Se veramente al Senato la Giustizia andrà all’ex Guardasigilli Nitto Palma — nonostante l’apparente fuoco di sbarramento del centrosinistra — poi la commissione gemella della Camera andrebbe a Donatella Ferranti del Pd, il cui nome fino all’ultimo minuto era inserito nella lista dei sottosegretari. Più complesso, invece, l’«incrocio» per le commissioni Affari costituzionali che, comunque, nel caso nasca la Convenzione o la Bicamerale verrebbero svuotate di contenuto: per la prima commissione del Senato è in corsa Anna Finocchiaro (che poi, se richiesto, potrebbe sempre dimettersi per dedicarsi a un incarico più importante). Mentre per la prima commissione della Camera ci sono tre candidati del Pdl: l’ex ministro Elio Vito e gli avvocati Enrico Costa e Francesco Paolo Sisto. Così però rimarrebbe fuori Gianclaudio Bressa (Pd).
Delicata anche la scelta dei presidenti delle commissioni Bilancio. La soluzione potrebbe essere tutta pugliese: al Senato non molla Antonio Azzolini (Pdl) che è di Molfetta e alla Camera è ben piazzato il lettiano di ferro Francesco Boccia (Pd) che è di Bisceglie. In questo schema, tuttavia, ha poche speranze Bruno Tabacci il cui partito, il Centro democratico, chiede un posto come d’altronde fanno i socialisti di Riccardo Nencini. Alla Camera, la Difesa è ambita da Giuseppe Fioroni ma nel Pd c’è anche la «tecnica» Rosa Calipari. Ermete Realacci (Pd) ha il profilo adatto per guidare l’Ambiente mentre nessuno ancora si è messo di traverso alla candidatura di Rosy Bindi per la presidenza dell’Antimafia.
Un’altra partita si gioca poi tra i partiti dell’opposizione. Riccardo Nuti (M5S), Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) Giancarlo Giorgetti (Lega) si rivedranno domani per provare a trovare un accordo sulle commissioni di garanzia: Copasir (servizi segreti), vigilanza Rai, giunte per le autorizzazioni. Uno schema di massima prevede il Copasir a Sel (Gennaro Migliore, Claudio Fava o Dario Stefano) e la vigilanza Rai ai grillini che schiererebbero il capogruppo temporaneo Vito Crimi.
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