Un patto per la tregua tra Renzi e Letta: lealtà  e mosse condivise

by Sergio Segio | 17 Maggio 2013 6:48

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ROMA — Il futuro è dietro l’angolo e i cartomanti della politica non hanno dubbi, lo scontro tra Enrico Letta e Matteo Renzi sarà  inevitabile e senza esclusione di colpi. Ma il presente conferma che tra il presidente del Consiglio e il sindaco di Firenze c’è un patto di non belligeranza o, per dirla con le parole del premier, «un asse molto forte e consolidato». I duellanti naturali si sono visti ieri mattina e gli orologi di Palazzo Chigi hanno scandito quaranta minuti di confronto «tra amici», a tutto campo: il governo, il Pd, Firenze. Nel Pd dipingono Renzi come «rottamato» da Letta e il premier come «molto preoccupato» per le mosse del sindaco. Una lettura non priva di fondamento visto come andò tra la fine del 2007 e l’inizio del 2008, quando Enrico era sottosegretario alla presidenza del Consiglio e Walter Veltroni vinse le primarie per la segreteria, terremotando in poche settimane il governo di Romano Prodi. «Ma questa volta non accadrà  â€” è la promessa che Renzi ha fatto a Letta —. Io non ti tradirò, perché agli amici si deve lealtà ». Il premier apprezza il sostegno che il sindaco ha offerto al governo e non dubita che l’ex sfidante di Bersani manterrà  i patti. «Anche io sarò leale con te Matteo — è l’impegno che Letta ha preso con Renzi —. Le prossime scelte le faremo insieme». Dove le prossime scelte riguarderanno la battaglia congressuale del Pd.
Solo il tempo dirà  se l’accordo tra i due leader del centrosinistra reggerà  all’onda d’urto del governo e della ricostruzione del Pd, ma intanto l’asse sembra essere solido. I due si sentono spesso e mostrano di non curarsi troppo di chi insiste nel dipingerli come destinati a incrociare le spade, in uno scontro per la premiership che si annuncia cruento. «Non è così, nel modo più totale — assicura Renzi —. Io non farò nulla per sabotare il governo, nessuno sgambetto e niente polemiche». Davvero Letta non teme che lei possa far saltare il banco, come Veltroni con Prodi? «Non scherziamo… Perché mai il premier dovrebbe avere paura di me? Io ho detto chiaramente che non farò il segretario del Pd. Enrico è uno dei miei amici più cari. Immaginare una rivalità  tra me e lui è pura follia, il nostro rapporto personale è più che ottimo…».
Eppure, a leggere tra le righe delle dichiarazioni, la rivalità  è nelle cose e il sindaco involontariamente la sottolinea: «Tra noi ci sono differenze anagrafiche e caratteriali. Lui è più saggio e riflessivo, io sono più esuberante. E poi io ho dieci anni di meno». Quel che pensa del governo «di servizio», Renzi lo ha messo nero su bianco nel libro che sta per uscire, «Oltre la rottamazione», dove racconta aneddoti che riguardano anche il premier. Renzi sta mostrando un certo attivismo. Ha visto anche Dario Franceschini e oggi dovrebbe incontrare Massimo D’Alema. Ieri invece ha pranzato con il segretario del Pd Guglielmo Epifani e il piatto forte è stata la necessità  di «sostenere convintamente» l’esecutivo. Ma sulla tavola imbandita è spuntata anche un’altra pietanza: gli esponenti di fede renziana che entreranno nei nuovi organismi del partito.

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