by Sergio Segio | 18 Maggio 2013 9:43
SAVONA — Aveva telefonato al 118 annunciando: «Vado davanti alla casa di Beppe Grillo a uccidermi». Poi l’artigiano edile savonese Mauro Sari, 47 anni, davanti alla villa di Sant’Ilario c’era andato davvero con il suo motocarro Ape e un cartello sul parabrezza: «Grazie Beppe». Non per uccidersi ma per trovare ascolto, «voglio solo un consiglio» aveva spiegato ai giornalisti che facevano la posta al leader del M5Stelle: era il 26 febbraio e l’exploit dei grillini alle politiche tenute nei due giorni precedenti aveva richiamato decine di televisioni. Sari era riuscito a scambiare qualche parola con Grillo, attraverso il cancello: «Sono soddisfatto. Gli ho raccontato i miei problemi. Non riesco più a lavorare. Mi ha dato il numero di telefono».
Ieri mattina verso le nove Mauro Sari ha ripreso la sua Ape, si è fermato in una piazzola a Vado Ligure (Savona), un punto di sosta con la trattoria «dei camionisti», è sceso, si è cosparso di benzina e si è dato fuoco. Vicino a lui non c’era nessuno ma un automobilista ha visto il fumo nero e ha dato l’allarme. Quando sono arrivati i soccorsi non c’era più nulla da fare. Una morte atroce. Accanto al suo corpo la tanica di benzina.
Quattro giorni fa a un suo comizio Grillo aveva raccontato l’incontro con Sari e con altri imprenditori che gli chiedevano aiuto. Ieri, l’ex comico si è detto addolorato: «Era venuto da me disperato, c’eravamo visti due volte, non credevo potesse arrivare a tanto». Poi a Vicenza ha aggiunto: «Mi aveva chiesto di “mandarli a casa tutti”. È andato a bruciarsi e adesso hanno detto che è colpa mia. Io non voglio abituarmi a queste cose». Anche Flavio Bellugi, operatore della Audiovisivi Gallo di Savona, non ha dimenticato l’incontro con Sari del febbraio scorso davanti alla casa dell’ex comico: «Mi raccontò per quasi un’ora la sua storia. Era disperato, mi è sembrato un uomo che si era arreso».
Sari era sposato con Maria e aveva due figli. Un piccolo imprenditore edile, una ditta individuale: «Faccio tutto da solo — spiegava — non posso permettermi di assumere un operaio. Ma io ho la terza media e tutto è diventato più complicato, cerco di arrangiarmi ma la burocrazia mi soffoca, ho perso due commesse per colpa delle scartoffie. E le banche non ti aiutano».
«Non aveva debiti pesanti — spiega il presidente della Cna ligure Marco Merli — né con lo Stato né con le banche, certo aveva grossi problemi a trovare lavoro… e quando i mesi passano e non riesci ad avere mai la previsione di incassare qualcosa da portare in famiglia tutto diventa nero. Ma non ci siamo resi conto che Mauro stesse così male e proprio questo è terribile: tanti vivono la condizione che ha vissuto lui». Merli sospira, e aggiunge: «Cosa ci dobbiamo aspettare? Mauro era uno combattivo, quando veniva alle riunioni incitava a reagire, diceva che dovevamo far sentire la nostra voce, che bisognava fare qualcosa. Anche quella sua andata da Grillo con l’Ape, un po’ plateale, rientrava nel suo desiderio di protestare a voce alta, di far vedere il disagio suo ma anche di tutti quelli come lui. Per uccidersi, invece, si è quasi nascosto, in una piazzola deserta, come se avesse vergogna di essere arrivato a questo punto. Siamo sconvolti».
La Cna ligure ha attivato da tempo un numero di cellulare di sostegno per artigiani, imprenditori e lavoratori, per offrire aiuto psicologico. Con la garanzia della privacy, perché la «vergogna» di essere in difficoltà impedisce a tanti di cercarlo, quell’aiuto. Mauro Sari dopo il suo «pellegrinaggio» in Ape da Savona fino a Sant’Ilario dal leader dei 5 Stelle non aveva più chiesto nulla.
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