Sette vittime, indagati pilota e comandante

by Sergio Segio | 9 Maggio 2013 6:42

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GENOVA — La nave mercantile che leva gli ormeggi dal lontano terminal di Ponte Canepa, che percorre di poppa, cioè in retromarcia, i quasi due chilometri del canale di calma e che, al momento di invertire la marcia e mettersi di prua per uscire dal porto, non vira ma continua la sua pesante navigazione al contrario fino a schiantarsi sul molo Giano demolendo la torre di controllo di Genova e l’attigua palazzina. Gli inquirenti del capoluogo ligure hanno ricostruito così la dinamica della sciagura della Jolly Nero, un cargo della compagnia di navigazione Messina, il cui bilancio è ancora provvisorio: 7 morti, 2 dispersi e 4 feriti. Per il procuratore capo Michele Di Lecce e per il sostituto Walter Cotugno l’ipotesi è quella di omicidio colposo plurimo e gli indagati sono due: il comandante della nave Roberto Paoloni e il pilota della Capitaneria di porto Antonio Anfossi, cioè l’uomo che obbligatoriamente deve salire sulla plancia per assistere il comandante nelle manovre di uscita dal porto.
«L’accusa potrebbe estendersi all’attentato alla sicurezza dei trasporti», ha aggiunto Di Lecce che non esclude nuovi indagati, in considerazione delle molte variabili che entrano in gioco: fattori umani, tecnici, ambientali. Già  sentiti gli indagati e molti uomini dell’equipaggio, una ventina fra ufficiali e marinai, oltre agli addetti ai due rimorchiatori, le imbarcazioni cioè che accompagnavano la Jolly Nero fuori dal porto con due cavi agganciati (uno è stato trovato spezzato), a poppa e a prua (anche la Guardia costiera ha aperto un’inchiesta). Dai loro interrogatori (il comandante si è avvalso della facoltà  di non rispondere, dicendo solo «sono avvilito e frastornato per ciò che è accaduto») pare prevalere l’ipotesi del guasto meccanico.
Quando Anfossi ha dato «l’avanti» per fermare la marcia a ritroso, il motore non avrebbe risposto. In quel momento il molo distava una settantina di metri, poco più di 40 secondi, tempo strettissimo per un «gigante» lungo 240 metri e pesante 60 mila tonnellate. Il governo della nave era dunque perso. Le conversazioni fra il comandante dei rimorchiatoristi di poppa e il pilota, come pure quelle fra il pilota e la torre di controllo e fra quest’ultima e le due imbarcazioni, sono contenute nel registratore di dati (Vdr), già  al vaglio degli inquirenti che naturalmente hanno sequestrato la Jolly. Sono stati acquisiti i filmati delle telecamere di sicurezza del porto, fra i quali pare ce ne sia uno particolarmente utile alle indagini. Nel fascicolo della Procura anche il capitolo «certificati di sicurezza» della Jolly Nero che la compagnia Messina deve rinnovare ogni anno, in particolare il Rina, del registro navale italiano. «Tutto regolare, una settimana fa ha superato un controllo accurato in Spagna, a Castellon», assicura Romano Raimondo, difensore di Paoloni. Al molo Giano è comparso anche il capo del governo, Enrico Letta: «Tragedia immane, il Paese è vicino a Genova e alle famiglie colpite».

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