Secondo turno per 11 capoluoghi

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ROMA — Il giorno dopo le votazioni è tempo di numeri definitivi. Ci sono solo tre regioni dove i sindaci sono stati eletti tutti quanti al primo turno: l’Umbria, il Molise, la Basilicata, per un totale di 30 Comuni appena.
In tutte le altre Regioni coinvolte in queste Comunali del 2013 si dovrà  tornare al ballottaggio. La lente è, ovvio, sopra i Comuni capoluoghi: soltanto 5 su 16 hanno avuto un sindaco al primo turno (Isernia, Pisa, Massa, Sondrio, Vicenza), tutti del Pd. E negli altri 11 il Pd si è prenotato un posto nel ballottaggio, in pole position la poltrona di Roma dove Ignazio Marino ha staccato di 12 punti il sindaco uscente del Pdl Gianni Alemanno. Anche ad Ancona Valeria Mancinelli (Pd) ha staccato di 7 punti Ignazio D’Angelo (Pdl), così come a Siena dove, dopo lo scandalo Monte dei Paschi, il candidato sindaco del Pd, Bruno Valentini, ha un vantaggio di 16 punti su quello del centro destra.
Ecco quindi Guglielmo Epifani che dichiara orgoglioso: «Il voto è andato bene per noi, non per altri. Le liste e i candidati del Pd ottengono un risultato importante malgrado l’alto tasso di astensionismo».
Ci sono altre Regioni dove si tornerà  al ballottaggio per un solo Comune: il Piemonte (un Comune su 50), la Calabria (un Comune su 40) e l’Abruzzo (un Comune su 28). Ad Acceglio, in provincia di Cuneo, si sfideranno due liste civiche, mentre ad Acri, in provincia di Cosenza, è ancora il Pd il titolare del ballottaggio con il 38,47% dei voti, mentre in Abruzzo si tornerà  al voto soltanto a Sulmona, con la vicenda di uno dei due candidati al ballottaggio deceduto.
L’astensionismo, è stato detto dal primo minuto, è il vero vincitore di questa tornata elettorale delle Comunali 2013. Ma c’è anche l’uragano Beppe Grillo che da febbraio è diventato a maggio un venticello primaverile che non sembra proprio più far più paura a nessuno, tanto più ai due poli tradizionali di centrosinistra e centrodestra tornati saldamente protagonisti sulla scena dei prossimi ballottaggi di domenica 9 giugno e lunedì 10.
Ma se Grillo non ride, la Lega nord è costretta a leccarsi fin troppe ferite, con una base che mostra un malcontento difficilmente contenibile.
Una delle sconfitte più brucianti è quella di Vicenza: qui il segretario Roberto Maroni non ha fatto campagna elettorale e la candidata del Carroccio Manuela Del Lago ha ceduto il passo al primo turno al candidato del Pd Achille Variati, nominato sindaco con il 53,5%, mentre la lista civica della Dal Lago si è fermata all’11,7% (era al 15,1% nel 2008).
Crollo della Lega anche in Lombardia: a Brescia ha dimezzato i voti (dal 15,8% del 2008 all’8,6%) e anche a Lodi, passando dal 16,57% del 2010 al 9,79%. Luca Zaia, governatore leghista del Veneto, ha cercato di minimizzare: «Ogni tornata amministrativa fa storia a sé». Ma poi ha aggiunto: «Probabilmente c’è un problema generale che ci deve far pensare».


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