Saccomanni: la riforma dell’Imu non sarà  solo sulla prima casa

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BRUXELLES — Arriva la prima conferma ufficiale che il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni sta studiando la possibilità  di rinviare il pagamento dell’imposta sugli immobili Imu anche per i capannoni industriali e i terreni agricoli. Al termine dell’Ecofin dei 27 ministri finanziari a Bruxelles lo stesso Saccomanni, interrogato sulle indiscrezioni circolate nei giorni scorsi su uno slittamento per aiutare anche le piccole imprese in difficoltà , ha annuito affermando che «è in esame tutta una serie di cose rispetto all’iniziale idea di coprire soltanto la prima casa».
Il ministro dell’Economia, che nella due giorni dell’Eurogruppo/Ecofin ha dovuto rassicurare sulla situazione economica italiana e garantire il rispetto degli impegni Ue, ha aggiunto un «adesso vediamo quello che è possibile fare»: richiamando implicitamente la necessità  di calcolare prima la compatibilità  con i vincoli europei nei conti pubblici per il 2013.
L’aspettativa è di vedere arrivare la tassa sugli immobili sul tavolo del Consiglio dei ministri di venerdì prossimo, che ha in programma di esaminare altri interventi di politica economica. Ma lo slittamento dell’Imu, al di là  degli equilibri interni al governo, appare condizionato direttamente dalle valutazioni Ue in corso sull’Italia. E potrebbe risentire della tempistica imposta dagli eventi comunitari.
In particolare il 29 maggio prossimo la Commissione europea può decidere l’uscita dell’Italia dalla procedura di deficit eccessivo. Fino a quella data Saccomanni verosimilmente eviterà  di correre il rischio di una bocciatura per spese non preventivamente coperte. L’Italia, se sollevata dalla procedura Ue sul deficit, potrà  subito dopo iniziare a trattare maggiore flessibilità  nelle politiche di bilancio, sfruttando la più ampia disponibilità  di Bruxelles verso le misure per rilanciare la crescita e l’occupazione (da quando quelle di austerità  si sono rivelate spesso troppo recessive).
La Commissione europea ha constatato che con il governo Monti il debito pubblico è esploso dal 120% del Pil nel 2011 a oltre il 130% stimato nel 2013. La Banca d’Italia ieri ha annunciato il nuovo record negativo di indebitamento, che a marzo è salito a 2.034 miliardi di euro. L’uscita dalla procedura sul deficit appare importante per ottenere margini di spesa più espansivi. Anche perché l’aggravamento della recessione e i drammatici record nella disoccupazione giustificano la richiesta di maggiore flessibilità  nelle politiche di bilancio. In più l’Istat ha annunciato in aprile una discesa dell’inflazione all’1,1% (dall’1,6% di marzo), che associazioni agricole e del commercio hanno interpretato come l’ennesima conferma del crollo dei consumi in Italia e della necessità  di misure urgenti per il rilancio dell’economia.
Nell’Ecofin Saccomanni ha preso posizione contro il freno messo dal ministro tedesco Wolfgang Schaeuble sull’autorità  comune di salvataggio delle banche e, sostanzialmente, sull’intero progetto di Unione bancaria. L’Italia si è schierata con la Francia e una larga maggioranza dei Paesi membri in appoggio alla Bce di Mario Draghi, che sollecita di procedere rapidamente superando il blocco di Berlino. Il ministro dell’Economia ha dichiarato che «dopo l’accordo sulla vigilanza unica dobbiamo mettere a posto velocemente tutti gli altri tasselli e penso che la direttiva sulla risoluzione delle banche sia fondamentale». Schaeuble ha mantenuto ferma la sua opposizione. Ma il presidente dell’Ecofin, l’irlandese Michael Noonan, ha espresso la volontà  di trovare l’accordo nella prossima riunione in giugno. Saccomanni ha comunque escluso che istituti di credito italiani debbano richiedere l’aiuto del fondo europeo Esm perché «le banche italiane non hanno alcun bisogno di essere salvate».


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