“Badanti”, cresce il sommerso. E, con la crisi, sono sempre di più le italiane

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MILANO – Sempre più sommerso, nonostante le regolarizzazioni. Ecco come sta evolvendo il mestiere di collaboratrice domestica e di assistente familiare. Una professione sempre più indispensabile (saranno 4,3 milioni gli anziani non autosufficienti in Italia tra 20 anni), che però stenta ad essere “riconosciuta”. Le “badanti” irregolari, secondo le ultime stime, rappresentano la metà  degli sprovvisti di permesso di soggiorno in Italia: 216 mila su 540 mila nel 2010. È quanto emerge da “Badare non basta” di Sergio Pasquinelli e Giselda Rosmini, ricercatori Irs (Istituto ricerche sociali), da domani nelle librerie. “Ci si auspica che il nuovo governo metta mano anche alla regolamentazione dell’assistenza domestica, perché la crescita dell’irregolarità  è preoccupante”, osserva Sergio Pasquinelli.

In Italia le badanti sono 830 mila, di cui il 90 per cento straniere. Nel giro degli ultimi due anni si sono persi almeno 100mila posti di lavoro, segno che la crisi colpisce anche l’assistenza domestica, soprattutto tra le operatrici non italiane. Il 57,3 per cento viene deal’est Europa (Ucraina, Moldavia e Romania), una su tre viene dal Sudamerica (Perù ed Ecuador in particoalre) e le italiane sono una su dieci. “Per le straniere il lavoro da badanti è considerato un trampolino per provare a raggiungere posizioni più stabili”, commmenta Sergio Pasqunielli, dell’Irs. L’ascensore sociale, con la crisi, s’è inceppato: è ormai sempre più difficile passare dall’assistenza domestica a quella in ospedale, tanto che l’ultima tendenza, soprattutto per le badanti est europee, è quella di ritornare in patria. Diminuiscono anche le badanti che convivono con gli assistiti: “Se gestito bene, il lavoro a ore fa guadagnare quanto chi convive con l’anziano – nota Pasquinelli -. In più in questo modo si conserva una certa indipendenza, è possibile fare domanda di ricongiungimento familiare e cercare altri lavori”. Perché quella della badante, appunto, è considerata solo una professione temporanea. Nella ricerca svolta da Pasquinelli per il libro, il 23,2 per cento delle 320 intervistate ha scelto questa professione perché la più facile da trovare, mentre il 16,8 ha fatto questa scelta per piacere. Forse anche per questo, soprattutto tra le straniere, corsi di aggiornamento e formazione sono percepiti come un disturbo, una perdita di tempo e di denaro. Il 36,5 per cento degli intervistati non è disponibile a fare corsi, mentre il 41 per cento è disponibile solo se gratuito. “La disponibilità  aumenta se i corsi sono brevi, non più di 70 80 ore e aprono a carriere più stabili”, precisa Pasquinelli, tra i curatori di “Badare non basta”.

In aumento anche il numero di badanti italiane.Di nuovo, la grande responsabile è la crisi, che porta i familiari a diventare assistenti per evitare di pagare stipendi ad altri. Così ci sono zone d’Italia dove la percentuale di badanti italiane arriva anche al 20 per cento, soprattutto al sud. Un capitolo del volume di Pasquinelli e Rosmini è dedicato alla diffusione europea del fenomeno.

 

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